Scipione Riva Rocci e lo sfigmomanometro

SCIPIONE RIVA ROCCI E LO SFIGMOMANOMETRO

Lapide in onore del prof. dott. Scipione Riva Rocci posta a Varese.

Ospedale di Circolo, Varese.

Scipione Riva-Rocci nacque il 7agosto del 1863 ad Almese, una cittadina a ovest di Torino. Figlio di un medico condotto, si laureò in medicina a Torino nel 1888. Fu allievo di Carlo Forlanini (11giugno 1847 – 26maggio 1918) e dopo la laurea, seguì l’indirizzo iatromeccanico del maestro, divenendo suo assistente presso la Clinica Medica Propedeutica a Pavia, diretta in quegli anni da Forlanini in persona, impegnato nel perfezionamento della tecnica pneumotoracica.
Ma l’apporto fondamentale che Riva-Rocci diede alla medicina fu l’invenzione dello sfigmomanometro, il quale permise una misurazione facile e sicura della pressione arteriosa, effettuata fuori dal laboratorio e direttamente al letto del malato.


INVENTORE DELLO SFIGMOMANOMETRO

I suoi primi studi riguardarono la misurazione non invasiva della pressione sanguigna e lo portarono anche a dei risultati rilevanti incentrati sull’analisi del riempimento d’aria della cavità pleurica a pressione costante.

Ma le sue intuizioni, come egli stesso conferma, furono anche frutto delle precedenti esperienze di Carl Ludwig (Witzenhausen, 29dicembre 1816 – Lipsia, 27aprile 1895), il quale aveva addestrato all’uso di nuovi strumenti Angelo Mosso (Torino, 30maggio 1846 – Torino, 24novembre 1910), quest’ultimo stesso, che ideò il pletismografo, e di Marey (1830-1904).
Riva-Rocci però prese maggiormente le mosse da un primo sfigmomanometro clinico, peraltro non ancora perfezionato, ideato da Samuel Siegfried Karl Ritter von Basch (9settembre 1837 – 25aprile 1905), che per primo tentò di realizzare uno strumento in grado di misurare la pressione sanguigna, teorizzata nel 1733 dallo studioso inglese Stephen Hales.


LO SFIGMOMANOMETRO DI RIVA-ROCCI

Una fotografia del fisiologo Angelo Mosso.

Il clinico almesino espose i suoi studi, in modo molto accurato, in due presentazioni all’Accademia Medica Reale di Torino. Successivamente, pubblicò due articoli nella Gazzetta medica di Torino: il primo, “Un Nuovo Sfigmomanometro“, il 15dicembre del 1896 e il secondo, “La Tecnica Sfigmomanometrica“, nel 1897. Rilevanti sono alcuni aspetti dei suoi scritti: egli da un lato fa un’analitica descrizione delle sorgenti degli errori relativi allo strumento e dall’altro propone dei metodi per evitarli. La sua tecnica utilizzava un sacchetto in gomma gonfiabile custodito in un bracciale di materiale non espandibile. L’intera circonferenza del braccio veniva compressa mentre il sacchetto in gomma veniva gonfiato con aria attraverso un bulbo in gomma collegato ad esso. La pressione all’interno del bracciale era registrata attraverso un manometro a mercurio. La comparsa di oscillazioni definite e pronunciate sulla colonna di mercurio avrebbero dovuto coincidere con la ricomparsa del polso radiale alla palpazione mentre il sacchetto di gomma veniva sgonfiato. Dal momento che la pressione del bracciale era uguale a quella del polso arterioso, il livello della colonnina di mercurio era un indice della pressione sistolica. La pressione diastolica era ottenuta registrando il livello della colonna di mercurio nel manometro al punto di transizioni tra le oscillazioni grandi e piccole.


PERFEZIONAMENTO DELLO SFIGMOMANOMETRO

Sfigmomanometro di Von Recklinghausen

Il principale difetto del modello di Riva-Rocci era il restringimento del bracciale, che era largo solo 5 cm. Questo venne rettificato dal patologo tedesco Friedrich Daniel von Recklinghausen (2dicembre 1833 – 26agosto 1910)  nel 1901 allorché ne introdusse uno largo 12 cm. Un ulteriore perfezionamento al modello di base del Riva-Rocci si ebbe nel 1897 allorché Hill e Barnard introdussero uno strumento portatile che utilizzava un ago per la misurazione della pressione. Infine, nel 1905 N. E. Korotkoff introdusse il suo modello auscultatorio ancora in uso oggi.

Riva-Rocci fu un uomo di grande integrità morale e non ebbe mai problemi nel menzionare colleghi che lo avevano aiutato nel suo lavoro.


UN UOMO DI INTEGRITA’ MORALE

Non volle mai trarre un guadagno dalla sua invenzione, rifiutandosi di brevettarla e rinunciando a ogni offerta per uno sfruttamento commerciale della stessa. Egli combinò la bravura tecnica, la perizia e la perseveranza con il bagaglio culturale del clinico ed era consapevole della rilevanza del suo lavoro. Nel 1894 conseguì la libera docenza in patologia speciale medica e, quattro anni più tardi, seguì Forlanini, il quale si era trasferito all’Università di Pavia per insegnarvi clinica generale.

Riva Rocci ottenne la prima cattedra di Pediatria nell’Università di Pavia, istituita nell’anno accademico 1909-1910 e, senza lasciare quest’incarico, divenne direttore e medico primario internista dell’ospedale di Varese dal 1900 al 1927, dove fondò l’Associazione Medica Varesina, la Clinica pediatrica e dove realizzò il progetto per un nuovo ospedale.


MAESTRO DI CUSHING

Uno dei suoi divulgatori fu Harvey Cushing, che nel 1901 si recò a Pavia per apprendere l’uso della sfigmomanometria clinica e la introdusse negli Stati Uniti, apportando un abbassamento della mortalità operatoria da anestesia. Lo strumento ebbe una diffusione relativamente rapida e si sarebbe rivelato determinante per la diagnosi di una patologia fino ad allora sconosciuta: l’ipertensione arteriosa.

Nel 1928 Riva Rocci si ritirò a Varese e nel 1929 iniziarono a manifestarsi i primi sintomi di una grave malattia infettiva, l’encefalite letargica, che il medico aveva contratto alcuni anni prima curando numerose persone affette da tale patologia durante una epidemia.
Ritiratosi forzatamente nel 1930 dall’attività professionale, si trasferì con la moglie a Rapallo, sulla Riviera ligure di levante, dove morì sette anni dopo, all’età di 74 anni, il 15marzo 1937.

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