Un campione nella lotta al virus dell’epatite B

UN CAMPIONE NELLA LOTTA AL VIRUS DELL’EPATITE B

Wolf Szmuness nel suo laboratorio al New York Blood Center.

Wolf Szmuness nacque in Polonia il 12marzo 1919 da famiglia di origini ebraiche. Il padre lo avrebbe voluto vedere diventare un rabbino, ma egli preferì la Medicina. A causa del numero chiuso in alcune università polacche, Szmuness andò a studiare a Pisa, ma dovette lasciare l’Italia in seguito alla pubblicazione del famigerato Manifesto della Razza.
Dopo l’invasione della Polonia da parte dei nazisti, Wolf riuscì ad emigrare ad Est mentre i suoi familiari furono sterminati dai tedeschi. In Unione Sovietica egli sarebbe stato rinchiuso in diversi campi prigionia e messo in libertà solo quando le autorità di un gulag, in cui era scoppiata un’epidemia di dissenteria, si erano accorti che Wolf era stato uno studente di Medicina.


vittima del nazi-fascismo e del comunismo

Virus dell’epatite B (macchie arancioni) al microscopio elettronico (dalle collezioni dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie).

Dopo il rilascio dalla detenzione nel 1946, Szmuness completò la sua formazione medica ed epidemiologica, prima in Siberia e poi in Ucraina.
A metà degli anni cinquanta la sua vita, sembrava normalizzarsi, fino a quando sua moglie non fu colpita da una forma di epatite acuta fulminante, quasi mortale, a seguito di una trasfusione di sangue. Quindi Szmuness dichiarò una personale guerra spietata al virus dell’epatite B.
La malattia, oggi riconosciuta come epatite di tipo B, fu descritta per la prima volta nel 1885 da un medico tedesco, il dott. Lürman. Egli aveva osservato un’epidemia di ittero tra i lavoratori dei cantieri navali di Brema da cui era stato inoculato il vaccino contro il vaiolo due mesi prima. Successivamente si scoprì che la componente linfatica umana del vaccino era stata ottenuta da un donatore, che era senza dubbio portatore di epatite B.


in polonia e poi negli usa

Esempi di ritagli stampa riguardanti i risultati dei test del vaccino contro l’epatite B.

Nel 1959 gli fu permesso a Wolf di tornare in Polonia. Lì scoprì che i suoi familiari erano morti nel ghetto di Varsavia e nei campii di concentramento nazisti, e continuò i suoi studi presso l’Università di Lublino, lavorando come epidemiologo nei dipartimenti sanitari municipali e regionali.
Nel 1969 Szmuness, sua moglie e la figlia Helena furono autorizzati a partecipare ad un convegno scientifico in Italia. Al suo arrivo, Szmuness disertò ed emigrò a New York negli Stati Uniti per motivi religiosi e politici. Attraverso l’intervento di Walsh McDermott (24ottobre 1909 – 17ottobre 1981), professore di sanità pubblica al New York Hospital-Cornell Medical Center, egli fu assunto dal New York City Blood Center. Poiché i medici stranieri non erano solitamente accreditati negli Stati Uniti, Szmuness iniziò come tecnico di laboratorio, ma le sue capacità furono rapidamente riconosciute e, nel giro di due anni, iniziò a dirigere un proprio laboratorio.


UN’AUTORITà NEL CAMPO DELL’EPATITE B

Wolf Szmuness.

Ben presto egli divenne un’autorità nel campo dell’epatite B, ma la vera svolta si ebbe a metà degli anni settanta, quando fu sviluppato un vaccino sperimentale contro l’epatite B. Sebbene avesse superato i test di laboratorio, la sua introduzione in circolazione dipendeva dalla sperimentazione sull’uomo.
La ricerca doveva essere condotta in modo tale da ottenere in tempi brevi la certezza assoluta che il vaccino funzionasse davvero e fosse sicuro per la salute. Szmuness aveva idea di come farlo, e le sue intuizioni si rivelarono preziose e gli esami da lui eseguiti in quel periodo sono considerati tra i migliori eseguiti nella storia della Medicina.
Szmuness aveva bisogno di un gruppo numeroso, preferibilmente un migliaio, di persone particolarmente vulnerabili all’infezione da virus dell’epatite B. D’altra parte, dovevano essere persone giovani e sane che non avevano mai avuto contatti con il virus e per il cui accesso non sarebbe stato possibile porre grossi problemi.


UNA RICERCA CONDOTTA SU GIOVANI OMOSSESSUALI

Un manifesto di arruolamento di volontari al programma vaccinale contro l’epatite B.

Dopo centinaia di analisi, studi e test, Szmuness selezionò il gruppo ideale: omosessuali giovani, urbani e sessualmente attivi. In questo gruppo il rischio di infezione da epatite B era quasi dieci volte maggiore rispetto alla popolazione generale e la maggior parte di loro viveva nelle immediate vicinanze del New York Blood Center a Manhattan.
Szmuness incontrò personalmente i leader della comunità, ai quali spiegò lo scopo, pianificando lo svolgimento dei test. I tipici luoghi di ritrovo per gay furono ricoperti di manifesti e volantini informativi, e venne chiesto aiuto anche alle chiese e sinagoghe locali, ad attivisti famosi e persino ai proprietari di club. Nel 1978, oltre 10.000 persone espressero la volontà di aderire al programma, dal quale, sulla base di sondaggi, fu selezionato un gruppo rappresentativo di 1.083 omosessuali e poi diviso (in modo anonimo e casuale) in gruppi che ricevettero il vaccino e il placebo.
Dopo due anni, la notizia si diffuse sui titoli dei più grandi giornali americani: i test del vaccino contro l’epatite B, che uccideva oltre 150.000 americani ogni anno, aveva mostrato un’efficacia del 96%.


RISULTATI DELLA RICERCA

Poster da uno studio sull’Epatite B della University of Pittsburgh negli anni ottanta.

I risultati ufficiali della ricerca furono pubblicati il ​​9 ottobre 1980 sulla più prestigiosa rivista medica, “The New England Journal of Medicine“. Poco dopo furono pubblicati sul britannico “Nature“, che li definì una pietra miliare negli annali della medicina preventiva.
Il virus dell’epatite B non è ancora stato definitivamente sconfitto, ma grazie a Szmuness gli interventi chirurgici o anche le visite regolari dal dentista non rappresentavano più una minaccia quasi mortale.
Poco dopo le sue ricerche scoppiò negli Stati Uniti l’epidemia di AIDS, che inizialmente colpì gli omosessuali. Quasi immediatamente apparvero voci che accusavano Szmuness e il suo team di aver infettato i vaccini con l’HIV.
E sebbene tutti i test avessero dimostrato indiscutibilmente che i vaccini di Szmuness erano sterili, ancora oggi tali accuse incombono tra le altre teorie del complotto e restano sorde al fatto che il sangue di omosessuali raccolto al New York Blood Center ha aiutato, dopo diversi anni, a comprenderne la natura del virus HIV.
I dati scientifici suggeriscono fortemente che l’HIV sia invece arrivato per la prima volta negli Stati Uniti con gli immigrati haitiani intorno al 1969, molti anni prima delle sperimentazioni condotte sul vaccino contro l’epatite B.
Wolf Szmuness morì di cancro ai polmoni il 6giugno 1982.


Riferimenti:

 

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