Origini della Fluoroscopia

ORIGINI DELLA FLUOROSCOPIA

L’immagine mostra un intervento chirurgico durante la Prima Guerra Mondiale in cui il fluoroscopio viene utilizzato per trovare pallottole all’interno del corpo di soldati feriti.

La fluoroscopia è una tecnica radiologica per ottenere immagini in tempo reale dell’anatomia interna di un paziente, attraverso l’uso di un fluoroscopio. Nella sua forma più semplice, un fluoroscopio è composto di una sorgente di raggi X ed uno schermo fluorescente, tra i quali è posizionato il paziente.
Precursore della fluoroscopia, e delle altre tecniche radiologiche, fu la scoperta dei raggi X, avvenuta l’8novembre 1895 da parte di Wilhelm Röntgen. Egli scoprì un effetto di fluorescenza in uno schermo di platinocianide di bario, in seguito all’esposizione a radiazioni che poi sarebbero state chiamate raggi X. Qualche mese dopo, in contemporanea con la nascita della radiografia, furono costruiti i primi fluoroscopi. 

Il grande inventore statunitense Thomas Alva Edison (11febbraio 1847 – 18ottobre 1931) scoprì successivamente che gli schermi di scheelite producevano immagini più brillanti; a lui è accreditata la progettazione e la produzione del primo fluoroscopio commerciale.

immagini in tempo reale

Thomas A. Edison usa un fluoroscopio per esaminare una mano.

Inizialmente si pensava che le immagini in tempo reale della fluoroscopia avrebbero completamente prevalso sulle tecniche radiografiche, cosa che non si verificò a causa della superiore qualità, quindi maggiore valenza diagnostica, dei radiogrammi prodotti da queste ultime.
Agli albori delle tecniche radiologiche, gli effetti dannosi dei raggi X non erano ancora noti, di conseguenza non venivano prese adeguate misure di sicurezza come quelle utilizzate oggi. Scienziati e medici subivano spesso danni somatici e ustioni da radiazioni in seguito a esposizioni dirette e prolungate al fascio di raggi X. Emersero anche applicazioni triviali della fluoroscopia, tra i quali il fluoroscopio per le misure delle scarpe, usato nei negozi tra gli anni trenta e gli anni cinquanta.
A causa della debole luce prodotta dagli schermi fluorescenti, i primi esami radiologici si svolgevano in stanze oscurate e i radiologi erano costretti ad abituare gli occhi all’oscurità, perché fossero più sensibili alla luce, prima di eseguire l’esame. Il posizionamento del radiologo dietro lo schermo era soggetto ad alti e pericolosi livelli di dose assorbita.


GLI OCCHIALI ROSSI DI TRENDELENBURG

Utilizzo della fluoroscopia negli anni novanta dell’ottocento. Lo sperimentatore, in alto a destra utilizza la metodica per guardare la sua stessa mano.

Fluoroscopia toracica con schermo fluorescente portatile, 1909. Non viene utilizzata alcuna protezione dalle radiazioni, poiché i pericoli dei raggi X non sono stati ancora riconosciuti.

Il fisiologo tedesco Wilhelm Trendelenburg (16luglio 1877 – 16 marzo 1946), figlio del celebre chirurgo  Friedrich Trendelenburg, inventò gli occhiali rossi di adattamento nel 1916, per superare il problema dell’adattamento degli occhi all’oscurità, studiato precedentemente da Antoine Louis Gustave Beclere (17marzo 1856 – 24febbraio 1939). Gli occhiali permettevano di lavorare normalmente, lasciando passare principalmente la luce rossa che è caratterizzata da lunghezze d’onda relativamente elevate.


LETTERATURA E FLUOROSCOPIA

L’immagine del dott. Morton, ottenuta in fluoroscopia e poi stampata alla rovescia, mostra il corpo di un neonato. Oltre alle ossa, sono riconoscibili il contorno del cuore e del fegato.

Il dottor William J. Morton (1845-1920) pubblicò in fretta il suo libro “The X-Ray: Or, Photography of the Invisible and its Value in Surgery” nel settembre 1896, solo nove mesi dopo che Wilhelm Röntgen rese pubblica la sua scoperta dei nuovi raggi. La notizia di uno strano tipo di radiazione che sfidava tutte le teorie esistenti sulla luce e sulla materia, e permetteva alle persone di vedere attraverso oggetti opachi, aveva generato eccitazione in tutto il mondo.

Morton era il professore di “Malattie della mente e del sistema nervoso ed elettroterapia” presso la New York Post Graduate Medical School and Hospital e uno dei primi medici americani a sperimentare i nuovi raggi. Suo padre, il dentista William TG Morton (1819-1868), in un’estrazione dentale del settembre 1846 aveva notoriamente dimostrato i poteri magici dell’anestesia, una tecnologia miracolosa che avrebbe rivoluzionato la chirurgia. Mezzo secolo dopo, fu il turno di suo figlio di dimostrare, alla professione medica e al pubblico, una tecnologia miracolosa: i poteri magici di nuovi raggi che potevano guardare nel corpo umano senza tagliarlo.


MORTON FIGLIO DI MORTON

Scritto con l’aiuto dell’ingegnere elettrico Edwin W. Hammer, il piccolo libro verde di Morton descrive l’apparato elettrico e le tecniche fotografiche essenziali per la fotografia a raggi X. Divenne rapidamente popolare tra medici, chirurghi, dentisti e altri che stavano contemplando l’aggiunta di un apparato a raggi X al loro laboratorio o ufficio. Le complesse relazioni tra l’apparato elettrico e le proprietà dei raggi che emette erano ben lungi dall’essere comprese nel 1896. Se i raggi erano troppo “morbidi”, passavano a malapena attraverso la pelle; se troppo “duri”, passavano attraverso le ossa più spesse e producevano poco contrasto sulla lastra fotografica. L’unico modo affidabile per calibrare il potere di penetrazione dei raggi era che l’operatore controllasse la propria mano contro lo schermo del fluoroscopio. Non vennero prese precauzioni contro l’esposizione alle radiazioni: nessuno sospettava i pericoli possibili.

L’immagine radiologica del libro di Morton esibisce ‘le deformità ossee della mano di un bambino’. Riporta il testo che ‘le deformità sono state più o meno rettificate con degli interventi chirurgici’.

L’immagine radiologica, tratta dal libro di Morton, mostra l’aspetto di un cranio di un cadavere ed non solo esibisce “la posizione dei denti all’interno delle ossa ma ne sottolinea anche le cavità’.

Eppure, Morton notò che, dopo lunghe sessioni di raggi X, i suoi occhi spesso si irritavano e le sue palpebre erano spesso infiammate.


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