Hilário de Gouvêa ed il retinoblastoma

HILARIO DE GOUVEA ED IL RETINOBLASTOMA

Il “neuroblastoma” è un tumore composto da cellule nervose embrionali. Per analogia, il termine “retinoblastoma” sembrerebbe implicare l’esistenza di un retinoblasto, ma in realtà non esiste alcuna cellula conosciuta con questo nome. Tuttavia, se consideriamo il termine come un tumore composto da cellule retiniche embrionali, è perfettamente esatto. Il fatto che il termine sia un ibrido è un’obiezione, ma che negli ultimi anni non sembra avere molto peso.

[Dal verbale dei lavori della sessantaduesima riunione annuale della Società Americana di Oftalmologia, Hot Springs, Virginia, USA, 14 giugno 1926]


diversi nomi

Anatomia dell’occhio normale e del retinoblastoma.

Prima di essere anatomicamente ed istologicamente definito, il retinoblastoma ha ricevuto diversi nomi. Il termine “Funghi ematodi” era usato agli inizi del XIX secolo.

Questo termine veniva usato per descrivere un tumore vascolare fungiforme che colpiva diverse parti del corpo compreso il globo oculare. Prima dell’era dell’oftalmoscopia, nessuno pensava che il tumore avesse origine dal globo oculare, tranne James Wardrop (14agosto 1782 – 13febbraio 1869) che aveva un’opinione diversa. Egli credeva che i “funghi ematodi” del globo avessero origine dalla retina e dovessero essere riconosciuti come un’entità distinta. Wardrop, che era un chirurgo scozzese, arrivò a questa conclusione sulla base delle sue dissezioni. Tuttavia, a quel tempo, la spiegazione e l’osservazione di Wardrop non furono riconosciute. Wardrop è stato anche il primo chirurgo ad eseguire l’enucleazione del retinoblastoma, nel 1809. I suoi detrattori, al contrario, sostenevano l’uso di impiastri antiflogistici, atropina, calomelano, antimonio e oppio per indurre l’atrofia del tumore e fornire sollievo dal dolore.


un oftalmologo brasiliano

Hilário de Gouvêa (1843-1929)

Nel 1872 un oftalmologo brasiliano eseguì un intervento di enucleazione, ossia una rimozione completa del bulbo oculare, in un ragazzo con “retinoblastoma“. Questo ragazzo sopravvisse e sposò una donna senza alcuna storia familiare di cancro. La coppia ebbe due figlie con retinoblastoma bilaterale visitate anch’esse dallo stesso oculista, Hilário de Gouvêa (1843-1929).
Questo caso è diventato il primo caso documentato di una famiglia con retinoblastoma in più di una generazione.
De Gouvêa si era laureato nel 1866 a Rio De Janeiro, presentando una tesi di laurea sul glaucoma.

Come abitudine di molti neolaureati nel nuovo continente, si trasferì in Europa, in questo caso Germania, Heidelberg, per migliorare la sua preparazione. Ciononostante, in quel periodo, il cancro e la genetica erano ancora concetti misteriosi: le leggi sull’ereditarietà espresse dall’abate Gregor Mendel nel 1865, dovettero aspettare oltre trent’anni prima di diventare di dominio pubblico.


UN CANCRO EREDITARIO

Scansione retinica di retinoblastoma prima e dopo la chemioterapia.

Oltre al ruolo dell’ambiente nel cancro, nella seconda metà del XIX secolo iniziò a emergere un legame con la genetica. Nel suo “Traité des tumeurs” il grande chirurgo e neurologo Paul Broca descrive le cause della morte in cinque generazioni della sua stessa famiglia.

Egli aveva osservato un eccesso di cancro al seno e altri tumori maligni che lo avevano portato a postulare la possibilità di ereditarietà del fenotipo del cancro. Tuttavia, il suo rapporto basato sulla storia familiare e non documentato da alcuna conferma patologica non riuscì a fornire prove certe per l’eredità.
Nel 1870 de Gouvêa tornò in Brasile. Fu in questo periodo, alla fine dell’estate del 1872 che egli identificò il primo caso di retinoblastoma. Egli identificò la malattia nell’occhio destro di un ragazzo, figlio di un noto avvocato.


UN TUMORE DELLA RETINA

Eseguì un’enucleazione e l’analisi patologica confermò la diagnosi di un glioma della retina, come allora erano conosciuti i retinoblastomi. Il termine ‘glioma della retina‘ era stato suggerito da Virchow nel  1854.
Il paziente sposò successivamente una donna di una famiglia senza una storia di cancro. La coppia ebbe sette figli, di cui due figlie sviluppano il retinoblastoma.
Il primo caso venne diagnosticato all’età di due anni e fu operato, ma presentò una recidiva nello stesso lato e poco dopo fu diagnosticato un tumore all’altro occhio. In occasione di questa diagnosi, alla seconda bambina, all’età di cinque mesi, fu diagnosticato un retinoblastoma bilaterale. I genitori, forse frustrati dai risultati del primo intervento e avendo visto la sofferenza derivante dalla procedura brutale, rifiutarono l’intervento.


UNA STORIA FAMILIARE PARTICOLARE

Un piccolo paziente affetto da retinoblastoma.

Entrambe le bambine alla fine morirono di cancro. Questo caso fu segnalato ai bollettini della Società di Chirurgia e Medicina di Rio de Janeiro e agli Annali dell’Accademia Brasiliana di Medicina nel 1886.
Nel 1908, de Gouvêa, partecipando a un incontro di oftalmologia a Heidelberg, si rese conto che i suoi colleghi non erano a conoscenza del suo report. Egli lo attribuì al fatto che i suoi articoli erano scritti in portoghese, una lingua non molto usata in letteratura scientifica. Pertanto, decise di pubblicare una nota negli “Annales d’oculistique“, ribadendo la sua scoperta nel 1910.


Carl Weller

Frederick Herman Verhoeff (1874-1968).

Successivamente, nel 1926, l’American Ophthalmological Society approvò il termine “retinoblastoma“, dopo che l’oftalmologo statunitense Frederick Herman Verhoeff aveva notato, nel 1922, la somiglianza istologica tra la malattia e la retina embrionale.

Nel 1941, il patologo statunitense Carl V. Weller (1887-1956) ha esaminato l’eredità del retinoblastoma e ha separato le cause del cancro tra estrinseche (ambientali e infettive) e intrinseche (genetiche), con il retinoblastoma che fornisce l’esempio ideale per studiare le cause intrinseche.

Il modello di funzionamento dei geni oncosoppressori fu proposto per la prima volta negli anni ’70 da Alfred Knudson che spiegò con precisione il meccanismo ereditario del retinoblastoma. Se entrambi gli alleli di questo gene vengono mutati, la proteina viene inattivata e ciò provoca lo sviluppo del retinoblastoma.


RIFERIMENTI:

 

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