Breve cronistoria della cocaina

BREVE CRONISTORIA DELLA COCAINA

(DALLE ORIGINI FINO ALLE SOGLIE DEL NOVECENTO)


La cocaina (benzoiletilecgonina) è un alcaloide cristallino tropano che si ottiene dalle foglie della coca (erythroxylum coca), pianta originaria del Sud America1.

La Scoperta2:

Per oltre mille anni, gli indigeni del Sud America hanno masticato le foglie della Erythroxylon coca, una pianta che contiene nutrienti vitali e numerosi alcaloidi, inclusa la cocaina. La foglia di coca era, ed ancora è, quasi universalmente masticata da alcune comunità indigene. I resti di foglie di coca sono state trovate in antiche mummie peruviane, e vecchie ceramiche mostrano umani con le guance gonfie, indicando la presenza di qualcosa che stanno masticando3. In queste culture vi è anche l’evidenza di una miscuglio di foglie di coca e saliva come anestetico per l’esecuzione di trapanazioni craniche4.

Quando gli spagnoli arrivarono in Sud America, essi non compresero il significato delle affermazioni degli aborigeni sul fatto che la foglia di coca dava forza ed energia, e dichiararono che la pratica di masticare era opera del demonio. Ma dopo aver compreso che queste affermazioni non erano in qualche modo campate in aria, essi legalizzarono e tassarono la foglia, pretendendo il 10% del valore di ogni raccolto5.

Nicolás Bautista Monardes (1493 – 10ottobre 1588)

Blas Valera Pérez (Llauantu, 3febbraio 1545 – Alcalá de Henares, 2aprile 1597) 

Nel 1569, il medico e botanico spagnolo Nicolas Monardes (1493-1588) descrisse la pratica degli indigeni di masticare un miscuglio di tabacco e foglie di coca per indurre un “grande appagamento”: Quando essi volevano ubriacarsi e uscire fuori di senno, essi masticavano un miscuglio di tabacco e foglie di coca che ne alterava lo spirito della mente.

Nel 1609, il gesuita e scrittore peruviano padre Blas Valera Pérez scrisse:

“la coca protegge il corpo da molte indisposizioni, e i nostri dottori la usano in forma di polvere per ridurre il gonfiore delle ferite, per rafforzare ossa rotta, per espellere il freddo dal corpo e impedirgli di entrarvi, e per curare ferite marce o ulcere piene di vermi. E se questa fa così tanto per le indisposizioni esterne, non è singolare virtù avere ancora maggiori effetti negli intestini di coloro che la mangiano?”


Isolamento e denominazione

Sebbene le proprietà stimolanti e riducenti il senso di fame della coca fossero noti da moti secoli, l’isolamento dell’alcaloide della cocaina non fu raggiunto fino al 1855. Vari scienziati europei avevano cercato di isolare la cocaina, ma nessuno vi era riuscito per due ragioni: la conoscenza della chimica era insufficiente per l’epoca. Inoltre, le condizioni del trasporto via mare dal Sud America degradava la cocaina nei campioni delle piante disponibili per gli Europei.

L’alcaloide della cocaina fu isolata per la prima volta dal chimico tedesco Friedrich Gaedcke nel 1855. Gaedcke (1828-1890) chiamò l’alcaloide “erythroxyline”, e pubblicò una descrizione nel giornale “Archiv der Pharmazie6.

Friedrich Wöhler (Eschersheim, 31luglio 1800 – Gottinga, 23settembre 1882)

Albert Friedrich Emil Niemann (20maggio 1834 – 19gennaio 1861)

Nel 1856, il chimico tedesco Friedrich Wohler chiese al dr Carl Scherzer, uno scienziato sulla “Novara” (una fregata austriaca inviata dall’imperatore Francesco Giuseppe in giro per il mondo) di portargli una grande quantità di foglie di coca dal Sud America. Nel 1859, l’imbarcazione concluse i suoi viaggi e Wohler ricevette una cassa piena di coca. Wohler diede le foglie ad Albert Niemann, un studente dell’Università di Gottinga in Germania, che sviluppò e migliorò il processo di purificazione7.

Niemann descrisse ogni passo che egli aveva impiegato per isolare la cocaina nella sua dissertazione intitolata “Uber eine neue organische Base in den Cocablattem” (Una Nuova Base Organica sulle Foglie di Coca), che fu pubblicata nel 1860 – che gli valse a completare la sua laurea ed è ora nella “British Library”. Egli scrisse degli alcaloidi “prismi trasparenti incolori” e disse che

“la sua soluzione è una reazione alcalina, ha un sapere amaro, promuove il flusso di saliva e lascia un intorpidimento peculiare, seguito da un senso di freddo quando applicata alla lingua”.

Niemann chiamò l’alcaloide “cocaina” dalla coca (dalla lingua quechua “cuca”) + il suffisso “ina” .

A causa del suo uso come un anestetico locale, il suffisso “-caina” fu in seguito usato per formare i nome degli anestetici per via locale.


utilizzo in medicina

Con la scoperta di questo nuovo alcaloide, la medicina occidentale sviluppò rapidamente i possibili usi di questa pianta.

Nel 1879, il medico russo Vassili Konstantinovich von Anrep (29settembre 1852 – 10ttobre 1927), congegnò un esperimento, presso l’Università di Wurzburg, per dimostrare le proprietà analgesiche dell’alcaloide di nuova scoperta. Egli preparò due vasi, uno contenente una soluzione cocaina-sale, e l’altro contenente solo soluzione salina. Dopo, egli immerse le zampe di una rana nei due vasi, una zampa nel vaso con la cocaina e l’altra nella soluzione di controllo, e stimolò gli arti in molti diversi modi. La zampa che era stata immersa nella soluzione contenente cocaina reagì molto diversamente dalla zampa che era stata immersa in soluzione salina8. Egli fu il primo a iniettare cocaina per via sottocutanea nell’uomo (se stesso), e il primo a riferire l’effetto anestetico prodotto dall’iniezione (descrisse la sensazione di calore e intorpidimento, che persisteva per 25-30 minuti). Anrep, un pioniere (dimenticato) dell’anestesia loco-regionale, suggerì che queste proprietà avrebbero potuto avere applicazioni molto importanti nel consentire la chirurgia ed il trattamento di condizioni dolorose.

Karl Koller (Sušice, 3dicembre 1857 – New York, 21marzo 1944)

James Leonard Corning (1855 – 1923)

L’oculista boemo Karl Koller, amico di Sigmund Freud, sperimentò la cocaina ad uso oftalmologico. In un esperimento del 1884, egli la sperimentò su sé stesso applicando una soluzione di cocaina sul proprio occhio e pungendolo con uno spillo. I suoi risultati furono presentati alla “Società Oftalmologica di Heidelberg“. Prima di questa scoperta, egli aveva testato soluzioni come l’idrato di tricloroacetaldeide e la morfina negli occhi di animale da laboratorio senza successo. Dopo l’introduzione della cocaina come anestetico locale Koller ricevette il soprannome di “Coca Koller9.

Sempre nel 1884, Jellinker dimostrò gli effetti della cocaina come anestetico del sistema respiratorio. Nel 1885 il grande chirurgo statunitense William Halsted dimostrò l’anestesia attraverso blocco nervoso 10, mentre il neurologo statunitense James Leonard Corning dimostrò l’anestesia peridurale11. Corning iniettò cocaina tra i processi spinosi delle vertebre lombari inferiori, prima in un cane e poi in un uomo sano. I suoi esperimenti sono le prime descrizioni pubblicate del principio del blocco neurassiale. Il 16 agosto 1898, il chirurgo tedesco August Bier (1861-1949) eseguì un intervento chirurgico in anestesia spinale a Kiel. In seguito alla pubblicazione degli esperimenti di Bier nel 1899, si sviluppò una controversia sul chi, tra Bier o Corning, avesse eseguito la prima anestesia spinale di successo.


IMMISSIONE NEL MERCATO FARMACOLOGICO

Compressi di cocaina triturate prodotte dalla Parke-Davis & Co.

Kit di iniezione della cocaina prodotto dalla Parke-Davis & Co.

Nel 1885, la compagnia farmaceutica statunitense di Detroit, la Parke-Davis, fondata nel 1866, iniziò a venderla in varie forme, incluse sigarette, polvere e perfino in miscuglio che poteva essere iniettato direttamente in sede venosa. La compagnia prometteva che i suoi prodotti a base di cocaina erano in grado di “rimpiazzare il senso di fame, rendere coraggioso il codardo, eloquente il silenzioso e … il sofferente insensibile al dolore12.


Diffusione sociale

Il vino alla coca Mariani “sponsorizzato” dal papa Leone XIII.

Nel 1859, un medico italiano Paolo Mantegazza (1831-1910), ritornò dal Perù dopo aver assistito personalmente all’uso della cocaina da parte degli indigeni locali. Egli la provò su sé stesso e, dopo il suo ritorno a Milano, scrisse un articolo in cui ne descriveva gli effetti. In questo articolo egli dichiarava che coca e cocaina (allora si assumeva che fossero la stessa cosa) fosse un medicinale utile nel trattamento “della patina linguale, della flatulenza, e per lo sbiancamento dentale”.

Il chimico francese di nome Angelo Francesco Mariani (1838-1914), che aveva letto l’articolo di Mantegazza, si interessò alla coca ed alle sue potenzialità economiche. Nel 1863, iniziò a mettere in commercio un vino (Bordeaux) chiamato “Vin Mariani“, che era stato trattato con foglie di coca per diventare “cocawine”. L’etanolo nel vino agiva da solvente ed estraeva la cocaina dalle foglie di coca, alterando l’effetto della bevanda. Esso conteneva 6 mg di cocaina per oncia (1 oncia = circa 30 cm cubici), ma Vin Mariani, che era esportato, ne conteneva 7,2 mg per oncia, per competere con i contenuti più alti di cocaina delle bevande similari negli Stati Uniti.

Quella di Mariani divenne in poco tempo la bevanda più popolare d’Europa. Curava dolori, dispepsia e altri malanni comuni. Un importante contributo al successo commerciale del Vino Mariani lo diede l’ allora papa, Leone XIII. Fu talmente entusiasta degli effetti del prodotto, che insignì il signor Mariani di una medaglia d’oro speciale e accetto di comparire sui manifesti, oggi si direbbe come testimonial, che pubblicizzavano il vino alla coca.

Fra il 1870 ed il 1913, Mariani ebbe, fra i suoi innumerevoli clienti di tutto il mondo, ben sedici fra re e regine, dallo zar di Russia al principe di Galles ed oltre un migliaio di altre celebrità, da Sarah Bernhardt a Thomas Edison, da Émile Zola a Charles Gounod, da Herbert George Wells al presidente americano William McKinley. Famosi o sconosciuti, questi clienti compravano (o spesso, se erano proprio importanti, ricevevano in omaggio) il suo famoso Vino Tonico Mariani alla coca del Perù. Infatti in un’epoca di arretratezza della medicina, i vini medicinali erano fra i rimedi più diffusi.

reclame della cocaina come antidolorifico per i denti

Pastiglie per il mal di gola, a base di eroina e cocaina, prodotte dall’azienda inglese “Allen & Hanburys Ltd.” (inizi del novecento).

In Italia il Vino Mariani venne vietato agli inizi del Novecento, in Francia, dove si trovava la sede principale, la ricetta originale fu autorizzata fino al 1910. Gli eredi di Mariani lo eliminarono infine negli anni 1930, creando una nuova bevanda chiamata “Mariani Tonico”, che restò in vendita nelle farmacie fino al 1963.

Oggi viene universalmente ricordata come la bevanda ispiratrice della Coca-Cola, la quale aveva tra i suoi ingredienti, fino al 1906, proprio la cocaina13Un “pizzico di foglie di coca” era inclusa nella ricetta originale del 1886 della Coca Cola di John Styth Pemberton, sebbene la compagnia iniziò ad usare foglie “decocainizzate” nel 1906 quando fu emanata la legge su “Pure Food and Drug”. 

La cocaina fu utilizzata anche come analgesico in gocce per bambini e in pastiglie per il mal di gola. La compagnia inglese “Allen & Hanburys Ltd.” lanciò una serie di prodotti (80) in forme di pastiglia, molte delle quali contenevano la cocaina.

La cocaina fu introdotta nell’uso clinico in Germania nel 1884, all’incirca nello stesso periodo in cui Sigmund Freud (1856- 199) pubblicò il suo lavoro “Uber Coca” (Sulla Coca), in cui egli scrisse che la cocaina causa:

Ilarità ed euforia duratura, che in nessun modo differisce dalla normale euforia della persona sana. Si percepisce un incremento dell’auto-controllo e possesso di maggior vitalità e capacità lavorativa. In altre parole, si è semplicemente normali, ed è difficile credere di essere posseduti da una droga. Il lavoro intenso e di lunga durata viene percepito senza nessuna fatica. Il risultato è goduto senza nessuna delle spiacevoli sensazioni che si percepiscono quando si è euforici assumendo vino. In modo assoluto non vi è un ardente desiderio di usare ulteriormente la cocaina né dopo la prima volta, né dopo ulteriori assunzioni della droga.”


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