Un pioniere della Fisiologia contemporanea: Claude Bernard

Un pioniere della Fisiologia contemporanea: Claude Bernard

”La scienza della vita è come un superbo salone illuminato in maniera abbagliante che può essere raggiunto solo passando attraverso una cucina lunga ed orribile”

[Claude Bernard, 1813-1878]


CLAUDE BERNARD

Immagine quadro in olio di Leon Augustin Lhermitte (La lezione di Claude Bernard, 1889). Questa tela di 1,80 m x 2,82 m è esposta all’Accademia Nazionale di Medicina. Da sinistra a destra: Nestor Gréhant, Victor Dumontpallier, Louis-Charles Malassez, Paul Bert, Arsène d’Arsonval, Claude Bernard, Le Père Lesage, Albert Dastre.

Claude Bernard, nato il 12luglio 1813  nel Dipartimento della Rhône e morto il 10 febbraio 1878 a Parigi, è stato medico e fisiologo nonché epistemologo francese.  Considerato il fondatore della medicina sperimentale, egli ha lasciato il suo eponimo in particolare alla sindrome di Claude Bernard-Horner. A lui si devono le nozioni di “milieu intérieur” e di omeostasi , fondamenti della moderna fisiologia.

Suo padre era un piccolo proprietario terriero nonché produttore di vino. Da bambino studiò latino presso il curato del suo paese, Saint Julien. Dal 1821 al 1831 proseguì i suoi studi nel collegio dei gesuiti di Villafranche e poi al collegio reale di Thoissey.

In seguito a difficoltà economiche familiari, rientrò in paese e lavorò per un anno e mezzo, dal gennaio 1832 all’estate del 1833 come assistente in una farmacia nelle vicinanze di Lione.


TRA SCIENZA E TEATRO

Foto di un giovane Claude Bernard.

L’inefficacia di molti farmaci lo ispirò al disprezzo per l’arte della medicina. La sua mente rigorosa non si adattava bene alle approssimazioni della farmacologia dell’epoca, ed egli iniziò a scrivere durante il suo periodo di lavoro, in particolare un vaudeville intitolato “Rose du Rhône“. La commedia fu rappresentata a Lione, ma che gli valse le ire del farmacista con cui lavorava, il quale rescisse il contratto nel luglio 1833 quando si accorse che Claude stava lavorando a una seconda commedia, dal titolo “Arthur de Bretagne“.

Grazie al sostegno della madre, Jeanne Saunier, Claude entrò in contatto con il critico letterario Saint-Marc Girardin, che gli consigliò di abbandonare la scrittura (Bernard sognava di diventare un autore teatrale) e di fare un uso migliore delle sue capacità orientandosi verso la Medicina. “Studia Medicina, così ti guadagnerai da vivere!” gli aveva consigliato il critico letterario. Bernard riuscì comunque a conseguire il baccalaureato nella Facoltà di Lettere a Parigi nell’agosto 1834.


L’INGRESSO NEL MONDO MEDICO

Frontespizio della Tavola alfabetica ed analitica dell’Opera di Claude Bernard.

Bernard alla fine seguì il consiglio di Saint-Marc Girardin. I suoi genitori pagarono 1800 franchi affinché fosse dispensato dal servizio militare, così che potesse avere la via libera per intraprendere lo studio della Medicina a Parigi, ma egli fallì l’iscrizione come studente interno. Così, condividendo la sistemazione e la vita nel Quartiere latino con i suoi compagni Ernest-Charles Lasègue (Parigi, 5settembre 1816 – Parigi, 20marzo 1883; il futuro neurologo) e Casimir Davaine (che collaborerà ai suoi primi lavori di microbiologia), visse modestamente a Parigi, rimborsando via via i suoi genitori grazie alle lezioni che teneva. Egli fu particolarmente entusiasmato dalle lezioni di François Magendie (Bordeaux, 6ottobre 1783 – Sannois, 7ottobre 1855) e divenne presto allievo del dermatologo Pierre François Olive Rayer (8marzo 1793 – 10settembre 1867) nonché amico del futuro linguista Émile Littré. Magendie, allora il principale fisiologo in Francia, ricopriva due incarichi: era medico dell’Hotel Dieu e professore di medicina al “College de France“.


LA CONVERSIONE ALLA MEDICINA

La pittura ad olio di Emile-Edouard Mouchy (1832) mostra Francois Magendie mentre esegue una dimostrazione fisiologica sul cane.

Bernard superò il corso esterno nel 1839 e divenne studente interno da Rayer, poi assistente ricercatore (preparateur) di Magendie all’Hotel Dieu nel 1841. Nel 1841 iniziava la carriera di Bernard come fisiologo! Svolse la tesi di dottorato sul succo gastrico e il glucosio nel 1843, ma la sua visione iconoclasta e modernizzatrice della ricerca non gli permise di trovare un posto. Comunque, nel 1845 gli fu conferito il premio per la fisiologia sperimentale all’Académie des Sciences.

Nel 1845 si sposò con Fanny Martin, da cui avrà due figli, morti in tenera età, e due figlie rimaste nubili, Tony e Marie. Grazie al suo matrimonio Claude riuscirà ad ottenere il finanziamento necessario per proseguire le sue ricerche.


I PRIMI LAVORI

Thèse de Claude Bernard pour le doctorat en médecine, soutenue le 7 décembre 1843.

Nel maggio 1843 Bernard aveva pubblicato il suo primo articolo, “Recherches anatomiques et fisiologiques sur la corde du tympan, pour servir a l’histoire de l’hemiplegie faciale“, seguita, nel dicembre dello stesso anno, dalla sua Tesi per il Dottorato in Medicina avente per titolo “Du suc gastrique et de son role dans la Nutrition“.

Come affermerà il grande fisiologo inglese Michael Foster, che su di lui scriverà una pregevole biografia, Il principale risultato reso noto nella tesi era che mentre lo zucchero di canna iniettato direttamente nelle vene compariva facilmente nelle urine, ciò non avveniva quando lo zucchero di canna, prima dell’iniezione, era stato sottoposto all’influenza del succo gastrico. Egli ne dedusse che lo zucchero di canna in quanto tale era inadatto nel sangue alla nutrizione dei tessuti, e di conseguenza veniva espulso, ma per l’influenza del succo gastrico veniva trasformato in maniera tale da divenire utilizzabile dall’organismo.


LA CARRIERA E LA RICERCA

Ritratto di Claude Bernard.

Nel 1847 fu nominato vice di François Magendie alla cattedra di medicina sperimentale al Collège de France. Nel 1848 Bernard vinse il premio di Fisiologia Generale per la scoperta delle funzioni digestive del pancreas. Continua le sue ricerche sull’apparato digerente, sul sistema nervoso e sulla circolazione, ma il suo campo di ricerca va ben oltre. Professore alla Sorbona, poi al Museo di Storia Naturale, succedette a Magendie al Collège de France nel 1855.

Nel 1856 Bernard pubblicò l’articolo “Memoire sur le pancreas et sur le role du suc pancreatique“. Il succo pancreatico, secondo il fisiologo francese, aveva una tripla azione. Egli mostrò che da un lato emulsionava e dall’altro scindeva in acidi grassi e glicerina, i grassi neutri scaricati dallo stomaco nel duodeno; dimostrò chiaramente che aveva una potente azione sull’amido, convertendolo in zucchero; e, infine, mise a nudo la sua notevole azione su questioni proteiche.


l’homme devient un inventeur de phénomènes

Tavole anatomiche del cane. Tratte dall’opera ‘Lezioni di Fisiologia operatoria‘.

Zuccheri, grassi e proteine. Cosa studiare? Bernard preferì dedicarsi agli zuccheri, un pò perchè erano più semplici un pò perchè la loro funzione sembrava collegata al diabete, una malattia che lo stimolava molto. Egli aveva mostrato che tutti gli zuccheri circolavano nel sangue sotto forma di destrosio (glucosio). Ma in che modo gli zuccheri si trasformano in glucosio, si chiese Bernard.

Bernard si propose di rintracciare con diligenza il destrosio, introdotto nel corpo dal canale alimentare, lungo la vena porta al fegato, dal fegato attraverso il cuore destro ai polmoni, e poi dai polmoni attraverso il cuore sinistro ai diversi tessuti del corpo.

Se avesse trovato la ‘stazione‘ in cui il glucosio scompare e l’avesse distrutta, egli sarebbe stato in grado di provocare artificialmente il diabete e dunque comprenderne l’insorgenza per poi trovarne la cura.


Il ne fallait jamais faire des expériences pour confirmer ses idées, mais simplement pour les contrôler

Nuova funzione del fegato“, M. C. Bernard,1853. Frontespizio dell’articolo.

La ricerca dello zucchero nel sangue e nei fluidi animali da parte di Bernard fu resa molto più facile dall’amico e compagno di lavoro di Bernard, il chimico Charles-Louis Barreswil (13dicembre 1817 – 22novembre 1870), che aveva introdotto il test del solfato rameico per il destrosio. Bernard trovò zucchero in abbondante quantità nel sangue delle vene epatiche. Egli si accorse che, negli animali da esperimento, la quantità di glucosio delle vene epatiche era notevole sia dopo pasti ricchi di zucchero che di proteine. A questo punto egli ne dedusse che il fegato potesse essere un organo produttore di destrosio.

Prese cani che erano stati affamati e cani che erano stati nutriti per qualche tempo solo con carne, e trovò in entrambi i casi che lo zucchero, mentre era assente dal canale alimentare e dal chilo, era presente nel sangue del cuore destro e nel sangue della vena porta vicino al fegato.


NUOVA FUNZIONE DEL FEGATO

Alcuni tavoli di vivisezione mostrati nell’opera di Bernard ‘Lezioni di Fisiologia Operatoria“, 1879.

Aprendo il corpo di un cane ucciso in piena digestione pose delle legature sulle vene mesenteriche a poca distanza dall’intestino, sulle vene del pancreas, sulla vena splenica, e sulla vena porta presso il fegato; non trovò zucchero nel sangue delle vene mesenteriche tra l’intestino e la legatura, nessuno nel sangue delle vene pancreatiche o spleniche, ma c’era zucchero nel sangue portale tra la legatura e il fegato. Ovviamente lo zucchero in quest’ultimo caso era rigurgitato dal fegato; era chiaro che il fegato, e non la milza o il pancreas, non più del cibo nell’intestino, era la fonte dello zucchero. E scoprì che un semplice decotto della sostanza del fegato conteneva invariabilmente zucchero. Alla fine determinò che lo zucchero in questione era destrosio. Tuttavia, Bernard riconobbe presto che questo zucchero epatico, sebbene non provenisse direttamente dal cibo, era influenzato nella sua quantità dalla natura del cibo. Così osservò che era molto diminuito, fino a scomparire, a causa della lunga inedia, che era aumentato molto poco se non per niente dal cibo grasso, ma era aumentato molto notevolmente dalla gelatina o dai carboidrati. Nel corso delle sue ricerche, si accorse anche che la puntura del quarto ventricolo cerebrale causava diabete temporaneo.


GLUCogenesi

Egli ipotizzò che la secrezione epatica di glucosio potesse essere relazionata all’attività di un nervo appropriato, in modo particolare il nono nervo cranico, il glosso-faringeo, invece che il nervo vago, dal momento che la stimolazione galvanica del vago non inducevano aumento della produzione di zucchero epatico.

Ricordando però alcuni suoi vecchi esperimenti sulla quinto paio di nervi cranici (il trigemino), in cui aveva prodotto effetti secretori — su lacrimazione e salivazione — irritando il nervo in modo speciale, cioè perforandolo all’origine nel cervello, Bernard concepì il idea di applicare lo stesso metodo al vago, alla sua origine nel pavimento del quarto ventricolo.
L’esperimento ebbe successo, la funzione di produzione di zucchero o glicogenica del fegato fu altamente eccitata; così tanto zucchero venne rapidamente versato nel flusso sanguigno che non poteva essere eliminato e, come un eccesso di zucchero nel sangue prodotto dall’iniezione artificiale, si era fatto strada nell’urina.


L’ERRORE COME FONTE DI SAPERE

Schema dell’apparecchio saccarometrico di Soleil mostrato nell’opera ‘Lezioni sul Diabete e la Glicogenesi animale’.

Lo stesso Bernard fu uno dei primi a riconoscere che la visione teorica che lo aveva portato a questo notevole risultato era fondata sull’errore, che il vago non è il canale attraverso il quale le influenze – avviate dalla puntura del quarto ventricolo, qualunque sia la loro natura – raggiungono ed interessano il fegato, e che il vago non è il nervo secretorio che regola la secrezione di zucchero epatico.

Ben presto giunse alla conclusione che lo zucchero non era formato passo a passo da elementi di base, qualunque essi fossero, che il sangue portava al fegato, ma che invece lo zucchero proveniva da qualche sostanza esistente nel tessuto epatico, una qualche sostanza capace di essere convertita in zucchero, dunque una “sostanza glicogena“. Bernard aveva scoperto che la conversione di questa sostanza glicogena in zucchero vero e proprio veniva interrotta quando il tessuto epatico era sottoposto alle alte temperature dell’acqua bollente. Egli si era reso conto che la conversione della sua sostanza glicogena era provocata da una specie di fermentazione, e che la sostanza glicogena era essa stessa della natura dell’amido.


IL GLICOGENO

Visione schematica bidimensionale di una sezione di glicogeno. Una proteina centrale di glicogenina è circondata da ramificazioni di unità di glucosio. L’intero granulo globulare può contenere approssimativamente 30 000 unità di glucosio.[
Il 23marzo 1857 Claude Bernard riuscì ad isolare questa sostanza. Attraverso l’ormai ben noto processo dell’alcol potassa, e dai caratteri definiti della sostanza egli ora si sentiva giustificato nel chiamare questa sostanza “glicogeno“. Secondo Bernard, la conversione del glicogeno in destrosio avveniva attraverso un processo di fermentazione ‘indipendente dalla vita‘ (un colpo al ‘vitalismo‘).

Egli richiamò l’attenzione sul fatto che il sangue contenesse in sé un fermento in grado di convertire il glicogeno in destrosio, e suggerì che il sistema nervoso, dando luogo ad un aumento degli zuccheri, come nella puntura diabetica, potesse agire in maniera indiretta modificando in qualche modo la circolazione.

Dunque il fegato produceva non solo la bile ma anche il glicogeno. Con questa scoperta egli mostrava che ogni organo una sola ‘appropriata‘ funzione, ma poteva averne svariate. Inoltre Bernard mostrava che una ‘secrezione interna‘ si accompagnava ad una ‘secrezione esterna‘. Egli non centrò l’obiettivo di individuare la principale causa del diabete e quali sostanze agiscono in maniera prioritaria sull’equilibrio glicemico, ma diede comunque un contributo importante nel sentiero che condurrà alla scoperta dell’insulina ed al trattamento del diabete.


IL SISTEMA VASO-MOTORE

“La scoperta del glicogeno fu la più grande conquista di Bernard; successiva per importanza a questa, e, in effetti, poco meno di essa, fu la sua scoperta del sistema vasomotore”.

[Michael Foster]

Bernard pubblicò la sua “Introduction à l’étude de la médecine expérimentale” nel 1865. Quest’opera ebbe ripercussioni ben oltre il cenacolo medico: influenzò in particolare Émile Zola, che, nel suo manifesto sul naturalismo “Le Roman Experimental“, promosse il metodo sperimentale caro a Bernard.

Egli dimostrò la specificità del curaro nel paralizzare la giunzione neuromuscolare paralizzata (1856), e quella del  monossido di carbonio nel bloccare la respirazione eritrocitaria (1857).

Bernard si proponeva di studiare l’influenza del sistema nervoso sul calore animale; e cominciò col tentare di accertare in maniera esatta fino a che punto la temperatura di una parte del corpo fosse influenzata dalla sezione del nervo o dei nervi ad essa distribuiti. Dei tre tipi di nervi, a quel tempo distinti l’uno dall’altro, il motorio, il sensoriale ed il simpatico,


NERVI, SANGUE E CALORE

Apparecchio registratore, utilizzato per registrare i movimenti cardiaci. Immagine tratta dall’opera ‘Lezioni sulla Fisiologia Operatoria‘.

Bernard iniziò con il simpatico, in considerazione del fatto che le fibre simpatiche erano più intimamente collegate al sistema circolatorio. Bernard si aspettava che con il taglio delle fibre simpatiche avrebbe trovato un abbassamento della temperatura corporea. Ed invece , con sua grande sorpresa, ottenne un risultato contrario. Quando in un coniglio o in un altro animale sezionava il tronco simpatico cervicale da un lato del collo, la temperatura di quel lato della testa e del collo, invece di diminuire, aumentava, e l’aumento era, in circostanze favorevoli, molto considerevole, di diversi gradi centigradi, prontamente apprezzabile anche al tatto. Contemporaneamente egli osservò un aumento della sensibilità al lato della testa operato. Egli comunicò nel dicembre 1851 alla “Société de Biologie” i risultati di questo esperimento con un articolo intitolato “Influence du grand sympathique sur la sensibilitè et sur la calorification“.


NERVI, SANGUE E CALORE (2)

Nello schema, tratto dalle “Lezioni di Fisiologia Operatoria‘ di Claude Bernard, applicazione di cloroformio all’animale da esperimento attraverso una specie di museruola.

Bernard si accorse che tutta la parte della testa che diventava calda dopo il taglio del nervo diventava anche sede di una circolazione più attiva. Le arterie in particolare sembravano più piene e sembravano pulsare con più forza.

Questa fu considerata la prima prova sperimentale di quelle che chiamiamo le funzioni vaso-motorie del sistema nervoso, anche se già nel 1727 il naturalista francese François Pourfour du Petit (24giugno 1664 – 18giugno 1741) aveva osservato arrossamento della congiuntiva nel cane dopo la sezione del simpatico cervicale. L’anno successivo il fisiologo Charles Brown-Sequard (8aprile 1817 – 2aprile 1894) eseguirà in maniera quasi opposta lo stesso esperimento: applicando la corrente galvanica alla porzione superiore del simpatico dopo che è stato reciso nel collo, i vasi del viso e dell’orecchio dopo un certo tempo cominciano a contrarsi.


NERVI, SANGUE E CALORE (2)

Strumentario chirurgico: diversi tipi di bisturi. Immagine tratta dall’opera di Claude Bernard ‘Lezioni di Fisiologia Operatoria’.

Mentre secondo Bernard, la vasodilatazione che seguiva il taglio del nervo simpatico era un fenomeno attivo, per Brown-Sequard era un fenomeno passivo. Secondo Bernard, questo fenomeno è della stessa natura della turgescenza vascolare che si verifica in un organo secernente nel suo passaggio da una condizione di riposo o di debole attività ad una di grande attività.

Nel gennaio del 1858, Bernard, lavorando su quella sottomascellare ed altre ghiandole, annunciò all’Académie des Sciences che quando una ghiandola sta secernendo attivamente, il sangue che ne esce fuori, non è come nel caso del sangue che esce da un muscolo attivo, di colore scuro, ma di colore rosso vivo, appunto arterioso. Egli ipotizzò che alcuni nervi potevano stimolare l’attività delle vene ed altri quella delle arterie.

Afferma il fisiologo inglese Michael Foster (1836-1907):

A Claude Bernard dobbiamo i fondamenti della nostra conoscenza del sistema vasomotorio. Ci fece conoscere l’esistenza dei nervi vasomotori, e ci fece anche sapere che i nervi vasomotori sono di due tipi, vasocostrittori e vasodilatatori. Questi sono i due fatti fondamentali della fisiologia vasomotoria; tutto il resto fornito da molti altri è costruito su questi.


I VELENI

Siringhe con cannule. Immagini tratte dal lavoro ‘Lezioni di Fisiologia Operatoria’ di Claude Bernard.

Bernard fu molto attratto dallo studio dei veleni. Riconobbe in essi strumenti fisiologici di maggiore delicatezza rispetto ai mezzi meccanici a disposizione del fisiologo, strumenti capaci di analizzare, per così dire sezionare, gli elementi anatomici del corpo mentre questo è ancora in vita. Li considerava veri “reagenti vitali“. Il suo successo, in questo ramo specialistico, fu importante riguardo al curaro ed al monossido di carbonio.

Bernard raccontò di aver ricevuto nel 1844 dal suo amico chimico Théophile-Jules Pelouze (26febbraio 1807 – 31maggio 1867) del curaro proveniente dal Brasile.

Scriverà Bernard che il curaro abolisce le azioni riflesse, distruggendo rapidamente e completamente le proprietà motorie e sensoriali del sistema nervoso; e specialmente insisterà sul fatto che, mentre esso rende subito ineccitabili i nervi, lascia i muscoli pienamente eccitabili, ponendolo in questo senso in netto contrasto con la nicotina, che invece distrugge l’irritabilità dei muscoli ed induce convulsioni. A riguardo egli affermerà:

Grazie al curaro, possiamo dunque ora distinguere, nell’intimità dei tessuti, i nervi sensitivi dai nervi motori; nei muscoli distinguiamo i nervi vasomotori dai nervi muscolari propriamente detti.


IL CURARO

Tavola fisiologica tratta dal lavoro ‘Lezioni di Fisiologia Operatoria’ di Claude Bernard.

Con i suoi esperimenti Bernard fornì la prova che il curaro agisce sui nervi motori, che l’abolizione delle loro funzioni è periferica, non centrale, e che non solo i nervi motori dei muscoli scheletrici, ma altri nervi efferenti, come le fibre vaghe del cuore, sono da una dose adeguata di veleno similmente paralizzati.

Questo fatto fondamentale lo aveva osservato già nel 1852, ma in questo caso come in tanti altri non si affrettò a pubblicarlo.

Di grande rilievo scientifico è anche l’analisi di Bernard dell’azione fisiologica (velenosa) del monossido di carbonio. La natura estremamente velenosa, anche in piccola quantità, di questo gas, così adatto a manifestarsi quando la combustione, come nelle stufe, è imperfetta, era nota da tempo.


MONOSSIDO DI CARBONIO

Esperienza sulla contrazione muscolare attraverso l’uso di aghi termo-elettrici. Immagine tratta dall’opera di Bernard ‘Lezioni di Fisiologia operatoria’.

Era noto da tempo anche il fatto che sebbene la morte per mezzo di essa sembri una sorta di “soffocamento“, il sangue, durante l’avvelenamento e dopo la morte non è scuro come nel normale soffocamento, quasi nero, ma di colore rosso vivo, altrettanto brillante o addirittura più brillante del normale sangue arterioso. Ma come agisse il gas e come causasse la morte, era sconosciuto fino a quando Bernard non si occupò della questione. Anche rispetto a questo, quanto al curaro, egli aveva risolto il problema qualche tempo prima di annunciare formalmente la soluzione. La sua comunicazione formale all’Académie des Sciences avvenne solo nel settembre 1858; ma nell’occasione egli afferma che aveva fatto le sue prime osservazioni dieci anni prima e aveva esposto le sue conclusioni nelle sue lezioni del 1853. Gli animali da esperimento veniva collocati all’interno di una campana ed esposti a quantità note di gas.


MONOSSIDO DI CARBONIO (2)

La campana in cui Bernard eseguiva i suoi esperimenti sulle intossicazioni da gas. Immagine tratta dall’opera “Leçons sur les effets des substances toxiques et medicamenteuses“, 1857.

Egli osservò che il sangue prelevato dal lato destro del cuore in animali avvelenati da ossido di carbonio ed esposti ad un’atmosfera contenente, come l’aria ordinaria, una quantità nota di ossigeno, non assorbiva ossigeno come il sangue normale. Bernard raccontò anche le esperienze del dott. Herpin (di Metz) con i bagni di acido carbonico e l’uso di acido carbonico per via topica. Il primo effetto era la comparsa di una sensazione di calore dolce e piacevole cui seguiva una sorta di ardore. La pelle diventava rossa, la traspirazione abbondante nelle parti esposte al gas, mentre la secrezione urinaria aumentava considerevolmente. Allorché il soggiorno nell’acido carbonico si prolungava, giungeva la sovraeccitazione con polso pieno e accelerato, ulteriore arrossamento cutaneo, cefalalgia, senso di oppressione, ecc. Un eccessivo prolungamento del bagno di acido carbonica poteva determinare uno stato comatoso  paralizzante.
Il bagno di acido carbonico era considerato fino ad una certa misura come un energizzante dello stato circolatorio e nervoso. Bernard si accorse che i vapori di acido carbonico potevano contenere una sostanza molto tossica, inodore ed incolore: l’ossido di carbonio.


MONOSSIDO DI CARBONIO (3)

Immagine tratta dall’opera di Bernard ‘Lezioni di Fisiologia operatoria’.

Bernard osservò inoltre che quando il sangue normale veniva esposto a un’atmosfera di monossido di carbonio, esso cedeva ossigeno nello stesso momento in cui assorbiva monossido di carbonio, e che i volumi di ossigeno così ceduto e monossido di carbonio così assorbito erano uguali. Riflettendo che i diversi colori del sangue arterioso e venoso dovevano essere dovuti al comportamento dei globuli rossi in relazione ai gas dei due tipi di sangue, egli balzò alla conclusione che i globuli rossi erano interessati nella ritenzione sia di ossigeno che di monoossido di carbonio da parte del sangue.

Ciò è stato confermato dall’ulteriore osservazione che gli effetti benefici della trasfusione di sangue, che sono ovviamente dovuti ai globuli rossi, poiché il siero privo di corpuscoli non ha tali effetti, erano assenti quando il sangue utilizzato era sangue di monossido di carbonio.


MONOSSIDO DI CARBONIO (4)

Questo gli diede la chiave per comprendere il modo in cui il monossido di carbonio avvelena il corpo animale.  Affermò Claude Bernard:

“Sono stato così indotto a scoprire che questo gas (cioè il monossido di carbonio) avvelena rapidamente gli animali, perché sposta istantaneamente l’ossigeno dei globuli rossi e non può essere successivamente spostato dall’ossigeno.

L’animale muore perché i globuli rossi sono, per così dire, paralizzati e circolano come corpi inerti privi del potere di sostenere la vita.”

La sua visione, aiutata dal metodo, gli permise di portare avanti le sue indagini sulle funzioni e sul comportamento del sangue come il grande “milieu interieur” su cui vivono i tessuti, e quindi lo portò, come visto, anche alla scoperta della distinzione tra nervi vasocostrittori e vasomotori.


UN MAESTRO DI MAESTRI

Conclude il Foster nella sua monografia su Claude Bernard del 1899:

Ci sono molti altri risultati a cui Bernard è arrivato, come la cosiddetta secrezione paralitica, la presunta attività riflessa dei gangli simpatici, e altri; ma su questi non è necessario soffermarsi in dettaglio, sebbene siano spesso citati nella letteratura fisiologica.
Una sua osservazione, tuttavia, merita forse di essere notata.

Negli “anni Cinquanta dell’ottocento” i biologi, soprattutto in Francia, erano impegnati in una feroce polemica sulla generazione spontanea, polemica messa a tacere soprattutto da Pasteur, e ora quasi dimenticata. A tale controversia Bernard diede un notevole contributo nel 1858. Egli dimostrò che le escrescenze che si manifestano facilmente in una soluzione contenente gelatina e destrosio esposta all’aria, non si manifestano se la soluzione è alimentata esclusivamente con aria passata attraverso un tubo incandescente. Bernard sosteneva che le escrescenze che di solito compaiono non sono di origine spontanea, ma hanno la loro origine nei germi trasportati dall’aria, e che i tubi incandescenti uccidevano i germi nella soluzione.

Gran parte della confutazione di Pasteur della teoria della generazione spontanea avvenne sulla falsariga dell’esperimento di Bernard.

 


RIFERIMENTI:

 

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