Medical drama e realtà: The Knick ed alcuni chirurghi di fine ottocento

TRA PALCO E REALTA’: THE KNICK ED HALSTED

Locandina del medical drama ‘The Knick’

Il Medical drama televisivo “The Knick“, diretto dal regista Steven Soderbergh e sbarcato nella TV via satellite italiana da alcuni giorni, è liberamente ispirato alla figura del chirurgo William Halsted.
I grandi chirurghi del passato, quelli che hanno preceduto l’avvento dell’anestesia (1846) e dell’antisepsi (1865) possono essere definiti i “nonni della chirurgia“. Essi si sono occupati soprattutto di ortopedia, come nelle amputazioni, ma anche di estrazioni di corpi estranei (frecce e poi proiettili), ginecologia, oculistica ecc.
Dalla seconda metà dell’ottocento anche la chirurgia inizia a guardare con attenzione all’interno del corpo umano.


dentro il corpo umano

Il “Theodor Billroth Operating” dipinto da Adalbert Franz Seligmann (1890?) mostra il chirurgo tedesco Theodor Billroth mentre opera nell’auditorium dell’Ospedale Generale di Vienna (Allgemeine Krankenhaus). Il quadro è esibito presso la “Österreichische Galerie Belvedere” di Vienna, Austria.

Il chirurgo tedesco Christian Albert Theodor Billroth (26 agosto 1829 – 1894) esegue nel 1871 la prima esofagectomia. Coloro che operano a cavallo del novecento potrebbero invece essere chiamati i “padri della chirurgia” visto il maggiore impegno tecnico dei loro interventi. In questa fase storica, il progresso culturale degli Stati Uniti pone anche i loro chirurghi, per la prima volta, in un ruolo di prima fascia.
The Knick è ambientato nella New York di inizio novecento, presso l’ospedale omonimo, il “Knickerbocker Hospital“.

Come detto, la figura del personaggio principale di questo medical drama è ispirata al grande chirurgo William Halsted (1852-1922). Halsted conseguita la laurea all’Università di New York nel 1878, si trasferì in Europa, prima a Vienna ove ebbe la fortuna di seguire gli insegnamenti di Theodor Billroth il padre della chirurgia gastrica e quindi in Germania. Ritornato in America dopo due anni prestò servizio presso il “Bellevue Hospital” di New York.
Nel 1881, con un gran colpo di fortuna, “salvò” sua sorella da un episodio di anemizzazione conseguente ad una emorragia post partum, trasfondendole direttamente il proprio sangue con una siringa. Questa era una pratica molto controversa e rischiosa (Karl Landsteiner avrebbe definito i gruppi sanguigni soltanto dopo due decenni) ma in questa circostanza diede buon esito.


Halsted, un chirurgo generale

Ritratto “The Four Doctors” di John Singer Sargent, 1905. Da sinistra: Welch, Halsted, Osler e Kelly.

Halsted ebbe modo di studiare la patologia biliare e fu tra i primi chirurghi americani a praticare interventi di asportazione della colecisti per calcolosi biliare.
Mise a punto una nuova tecnica di riparazione dell’ernia inguinale che a quell’epoca veniva trattata in modo inadeguato così che erano numerose le recidive.
Pubblicò alcuni studi sulla necessità delle trasfusioni di sangue e di soluzioni saline ed inventò numerosi ferri chirurgici.
Ma il suo contributo più importante alla chirurgia lo diede affrontando il problema rappresentato all’epoca dalla terapia chirurgica del cancro della mammella. Mise a punto una tecnica di asportazione della mammella cancerosa conosciuta come mastectomia radicale secondo Halsted.
Halsted fu un personaggio particolare. Dava molta importanza alla preparazione dei pazienti all’intervento e poneva una attenzione quasi maniacale nella antisepsi ed asepsi preoperatoria riuscendo così ad ottenere risultati eccellenti.


sviluppo della chirurgia e dell’anestesia locale

Immagine di un passaggio chirurgico della mastectomia radicale secondo Halsted. https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/6/69/William_Stewart_Halsted%2C_Surgical_papers_Wellcome_L0004968.jpg

Nel 1889 commissionò alla fabbrica “Goodyear dei guanti di gomma per proteggere le mani di una sua ferrista e che aveva sviluppato una dermatite da contatto causata dai disinfettanti adoperati in sala operatoria. Questi guanti sarebbero stati successivamente utilizzati dai chirurghi che fino ad allora avevano operato a mani nude.
Negli anni ottanta dell’ottocento era piuttosto diffuso l’uso della cocaina e l’austriaco Karl Koller (1857-1944), collega a Vienna di Sigmund Freud, la adoperò per primo come anestetico locale nel 1884.

Halsted cominciò ad usarla infiltrando i tronchi nervosi periferici così da ottenere una anestesia nel territorio da essi innervato. Nasceva la anestesia tronculare oggetto di una sua pubblicazione nel 1885. Halsted per motivi etici aveva la consuetudine di sperimentare i farmaci prima su sé stesso. In questo caso, come era accaduto anche ad Horace Wells e a tanti altri, divenne farmacodipendente.


HALSTED E LA JOHNS HOPKINS

William Stewart Halsted (23 settembre 1852 – 7 settembre 1922) https://en.wikipedia.org/wiki/William_Stewart_Halsted#/media/File:William_Stewart_Halsted.jpg

Nel 1888 Halsted si trasferì a Baltimora nel Maryland ove un suo maestro, il patologo William H. Welch (8 aprile 1850 – 30 aprile 1934), aveva fondato quella che diventerà una delle più celebri Università del mondo, la “Johns Hopkins University“. Divenne professore del Johns Hopkins Hospital e formò con Welch, Kelly e William Osler uno dei big 4 di quella scuola chirurgica. Nel frattempo Halsted era riuscito a disintossicarsi e ciò gli consentì di dedicarsi con grande passione e capacità all’insegnamento.
Nel 1918 diventò Presidente della “Società Medica del Maryland”. Nell’anno successivo egli stesso fu sottoposto ad un intervento di asportazione della colecisti per calcolosi e nel 1922 fu necessario rioperarlo per una calcolosi, questa volta del coledoco. Una sfortunata serie di complicazioni emorragiche e polmonari lo portarono a morte il 7 settembre.
Più tardi il collega William Osler avrebbe onorato la memoria del grande chirurgo scrivendone una piccola biografia che svelerà però un singolare segreto: William Halsted si era affrancato dalla cocainomania ma per passare a ben altra dipendenza, a quella dalla morfina che si sarebbe iniettato in alte dosi quotidiane per più di 20 anni, senza peraltro che la cosa fosse nota anche se, a quell’epoca ed in quell’ambiente, queste dipendenze non fossero motivo di scandalo né costituissero reato.


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