La nascita dell’embriologia comparata: il ‘De formato foetu’ di Fabrizi

La nascita dell’embriologia comparata: il ‘De formato foetu‘ di Fabrizi

Girolamo Fabrici d’Acquapendente (Acquapendente, 1537 – Padova, 21 maggio 1619). È conosciuto anche come Girolamo Fabrizio o col nome latino Hieronymus Fabricius.

Il trattato di embriologia “De formato foetu” (La formazione del feto) è stato scritto dal grande anatomista ed embriologo Girolamo Fabrizi d’Acquapendente. Non ci sono prove conclusive riguardanti la prima data di pubblicazione dell’opera, e ciò che è elencato in molte copie va dal 1600 al 1620, con la speculazione che le date siano state modificate a mano. La maggior parte delle forme del libro risalgono al 1600 e furono pubblicate da Franciscus Bolzetta che vendette molte copie a Venezia e il cui nome appare sul frontespizio inciso. Esiste anche una verifica che il libro sia stato stampato a Padova da Laurentius Pasquatus nel 1604. Questo trattato è stata l’ultima pubblicazione pubblicata prima che Fabrici si ritirasse dalla sua posizione di insegnante presso l’Università di Padova ed è stata l’ultima sua opera anatomica ad essere pubblicata durante la sua vita.


introduzione del libro

Frontespizio del ‘De formato foetu’. Datato 1600.

Il libro illustra le opinioni di Fabrizi sull’anatomia del feto e dell’utero e dimostra la sua lotta tra l’accettazione dell’autorità tradizionale ed il fare affidamento sulla propria esperienza nelle sue indagini in embriologia. Nell’introduzione del “De formato foetu“, Fabrizi informa il lettore che i suoi studi in embriologia sono stati divisi in tre parti per coprire l’argomento della generazione.

Fabrizi scrive che la prima parte dei suoi studi avrebbe documentato la formazione del seme e degli organi che lo producono, ma il manoscritto previsto, presumibilmente il “De instrumentis seminis“, non fu mai pubblicato ed è considerato perduto. Egli scrive che la seconda parte dei suoi studi sarebbe stata pubblicata nel libro “De formatione ovi et pulli” ed avrebbe trattato di come il seme interagisce per generare il feto, mentre l’argomento del “De formato foetu” avrebbe riguardato l’argomento della formazione del feto.


il ‘de formato foetu’ (prima parte)

Tavola anatomica con una serie di figure del ‘De Formato Foetu’.

Il “De formato foetu” è suddiviso in due parti. Nella prima parte, Fabrizi descrive in dettaglio le caratteristiche morfologiche del feto e dell’utero, dopo aver eseguito dissezioni di entrambi. Fabrizi riprese le osservazioni di Aranzio ed affermò che Aranzio sbagliava nelle sue convinzioni secondo cui il feto umano manca di un uraco, il canale embriologico che collega la vescica urinaria del feto all’allantoide, l’annesso sacciforme coinvolto nella nutrizione e nell’escrezione. Fabrizi scrisse che i veri cotiledoni si trovano solo nell’utero dei ruminanti in gravidanza, come nelle mucche. Egli prese anche in considerazione la presenza di un battito cardiaco fetale.


il ‘de formato foetu’ (seconda parte)

https://www.chimica-online.it/biologia/anatomia/allantoide.htm

Queste ultime due osservazioni mostrano come un suo predecessore, Leonardo da Vinci, sbagliava quando affermava nelle sue annotazioni embriologiche che anche l’utero umano avesse cotiledoni e negava che il feto avesse un battito cardiaco.

Nella seconda parte del trattato, Fabrizi esaminava la funzione dei vasi ombelicali, placenta, corion, allantoide, amnios, escrezioni fetali e vasi cardiaci. Gli scritti del Fabrizi trasmettono una forte dipendenza dalle precedenti nozioni di anatomia avanzate da Galeno. Egli concordava con Galeno secondo cui il nutrimento del feto viene condotto dal sangue della madre al fegato del feto attraverso il cordone ombelicale ed i vasi.


UNA VISIONE EMBRIOLOGICA FORTEMENTE GALENICA

Terza tavola anatomica con le figure sei e sette del ‘De Formato Foetu’.

Una leggera differenza nella visione del Fabrizi era che il sangue non richiedeva la purificazione che Galeno pensava questo subisse prima di raggiungere il fegato fetale. Fabrizi ribadiva comunque la visione di Galeno di speciali spiriti vitali che collegavano il feto alla madre attraverso le vene e le arterie e che gli permettevano di crescere e maturare all’interno del suo utero. Fabrizi espresse la sua convinzione che il feto non riuscisse a produrre il sangue nel fegato e mancassero gli spiriti vitali che l’uomo adulto aveva nel cuore. Egli credeva che le arterie ombelicali fossero responsabili nel fornire al feto lo spirito vitale della madre e che i vasi ombelicali svolgessero la funzione di fornire sangue al fegato fetale.


strutture del feto

Quarta tavola anatomica del ‘De Formato Foetu’. La tavola mostra la membrana amniotica dissezionata, priva di liquido (‘sudore’) all’interno, e la propagazione dei vasi ombelicali attraverso la placenta.

Fabrizi concordava con Galeno che la vena ombelicale si collegava direttamente al fegato e che il fegato era la fonte di tutte le vene. Fabrizi notò che se il cordone ombelicale fosse stato tagliato, lo spirito vitale liberato dalla madre attraverso i vasi ombelicali si sarebbe perso e il feto sarebbe morto, il che secondo lui dimostrava la dipendenza del feto dalla madre per quanto riguarda lo spirito vitale. Fabrizi seguì anche la filosofia di Aristotele, secondo la quale ogni organo aveva una causa finale (intesa come scopo funzionale). Notò che alla nascita del neonato, il cordone ombelicale si asciuga e si disintegra, avendo svolto la sua funzione all’interno dell’utero. Fabrizi seguì la tradizione dei precedenti anatomisti nel pensare che il corion fosse il ricettacolo dell’urina fetale.


strutture del feto (organi fetali)

Quinta tavola anatomica con le figure nove, dieci ed undici del ‘De Formato Foetu’.

Nella sua discussione sull’allantoide, Fabrizi notò che questa struttura non era evidente nei feti di tutti gli animali e affermò che era un organo esterno nell’uomo che fungeva da ricettacolo aggiuntivo per l’urina. Fabrizi annotò anche che l’amnios, una sacca membranosa che circonda e protegge il feto, era il contenitore per il liquido (‘sudor‘) fetale.

Nella sua discussione sui prodotti di scarto fetali, Fabrizi era d’accordo con i principi che Galeno approvava. Egli ribadì che il feto aveva sei prodotti di scarto tra cui il ‘sudor‘ amniotico, l’urina nel corion o nell’allantoide, la bile, il flegma, le feci ed il prodotto della necrosi caseosa della pelle.


strutture del feto (cuore)

Sesta tavola anatomica del ‘De Formato Foetu’.

Sul cuore fetale, Fabrizi torna alla sua tesi sulla madre come parte integrante nello fornire lo spirito vitale al cuore del feto.

Egli afferma che il cuore batte solo per la propria conservazione e non ha alcuna rilevanza per il corpo fino alla nascita del bambino, quando riceve i propri spiriti vitali che deve sostenere.

Secondo Fabrizi il cuore batte e cresce mentre riceve il raffreddamento dal corpo della madre, mentre dopo la nascita del bambino il cuore viene raffreddato dal processo della respirazione.


la grande opera della natura

Settima tavola anatomica del ‘De Formato Foetu’.

Sulla posizione del feto nell’utero, egli supponeva che le differenze percepite nell’anatomia dei sessi determinassero l’orientamento all’interno dell’utero, cosicché i maschi che erano più pesanti nella parte alta del corpo erano rivolti verso il basso nell’utero mentre i feti femminili erano posizionati in posizione verticale perché erano più pesanti sulla parte basse del corpo. Egli concludeva il libro con un’enfasi sull’impegno profuso dalla Natura nello sviluppo del feto.

Nel libro sono inclusi studi comparativi sui dettagli morfologici dell’utero e dei feti in cani, gatti, topi, conigli, capre, cavie, pecore, mucche, cavalli, maiali, uccelli, squali e umani.


gli studi comparativi

Tavola tredicesima del ‘De Formato Foetu’

Fabrizi ebbe il merito di descrivere accuratamente il cordone ombelicale e i suoi vasi ed affermare le differenze della placenta tra le specie animali. Fabrizi ha anche fornito una descrizione accurata del cuore e della vena polmonare nel feto. Egli scrisse che la “circolazione” del sangue tra madre e feto era direttamente collegata tra loro, mentre il suo studente William Harvey in seguito affermò che i sistemi circolatori erano separati.

Il libro è illustrato da un artista sconosciuto e contiene trentaquattro tavole raffiguranti l’anatomia comparata dell’utero e dei feti nell’uomo ed in altri animali.


Fabrizi, un precursore

Tavola 11 del ‘De Formato Foetu’

Fabrizi è considerato come colui che per primo studiò e rappresentò la decidua dell’utero umano, sebbene non abbia nominato l’organo o sapesse come chiamarlo se non una membrana più spessa che era attaccata all’utero.

Oltre alle illustrazioni incise in bianco e nero che si trovano all’interno del volume, alcune copie del libro sono incluse in una serie di tavole colorate con oltre dieci pagine aggiuntive di spiegazione. Le tavole colorate sono state raccolte e conservate nella biblioteca del “College of Physicians di Filadelfia“.


il maestro di Harvey

La portata dei successi di Fabrizi come embriologo è evidente nei suoi manoscritti e nella pubblicazione del suo libro. Questo trattato mostra una graduale evoluzione della conoscenza in embriologia, nonché la prevalenza dell’autorità tradizionale nella letteratura e nell’esplorazione scientifica dell’epoca. I suoi scritti influenzarono in seguito scienziati come William Harvey e le sue illustrazioni presentano uno sguardo comparato all’embriologia in diversi animali che è utile ora come lo era allora.


tratto da:

L’OPERA SECONDO LA ‘SUMMA GALLICANA

Nel “De Formato Foetu” Fabrizi descrive in che modo la natura ha fornito al feto i mezzi per crescere, per essere nutrito e protetto, per eliminare le sue “scorie” e arrivare con successo alla nascita. Il trattato riguarda i vasi ombelicali, l’uraco, le membrane fetali, le “scorie” del feto, la placenta e l’utero. Fabrizi esordisce fornendo una descrizione precisa di queste strutture, con disegni relativi a una vasta gamma di animali (uomo, cane, gatto, coniglio, topo, ratto, cavia, pecora, bue, capra, alce, capriolo, daino, cavallo, maiale e perfino uccelli e squali).


VICINO A GALENO

Egli fornì una esauriente descrizione dei vasi ombelicali, del dotto venoso, del foro ovale e del dotto arterioso. Le sue osservazioni erano sempre coerenti con la fisiologia di Galeno secondo cui il feto era nutrito dal sangue proveniente dal fegato della madre (Fabrizi era in netto disaccordo con l’opinione di Giulio Aranzio (1530?-1589) secondo il quale la placenta era l’organo emopoietico del feto).

Il sangue della madre veniva quindi digerito dal feto grazie all’aiuto di forze vitali generatesi nel cuore della madre.


il feto come una pianta

Fabrizi considerava il feto come una pianta. nutrita e rifornita di forze vitali della madre attraverso le arterie e le vene ombelicali. Il cuore, il fegato e gli altri organi del feto non avevano alcuna funzione che potesse essere di beneficio al feto stesso, che Fabrizi riteneva completamente dipendente dalla madre. Nelle sue descrizioni del corion e dell’allantoide, e della chiusura del dotto arterioso e del foro ovale dopo la nascita, Fabrizi dimostrò tutta la sua acutezza di osservatore. Egli però era convinto del fatto che queste sue osservazioni, per essere valide, avrebbero dovuto far comprendere l’utilità delle strutture in questione. Dal momento che questa sua indagine teleologica era basata sui concetti teorici di Aristotele e di Galeno, è del tutto naturale che i suoi risultati fossero, più che sviluppo di nuove idee, perfezionamento e razionalizzazione di antiche teorie.


tratto da:

 

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