Il dr Dandy e la ventricolografia cerebrale

IL DOTT. DANDY E LA VENTRICOLOGRAFIA CEREBRALE

Walter E. Dandy (ritratto di Isabella Hunner Parsons, data imprecisata)

Walter Edward Dandy nacque a Sedalia, nel Missouri nel 1886. Egli ottenne la sua laurea in Medicina nel 1910 presso la prestigiosa “Johns Hopkins University School of Medicine” di Baltimora.

Dandy trascorse un anno a lavorare sotto il grande Harvey Cushing nel ‘Hunterian Laboratory of Experimental Medicine‘ prima di iniziare il suo tirocinio e la specializzazione presso il “Johns Hopkins Hospital“.
Egli si unì alla facoltà della “Johns Hopkins University School of Medicine” nel 1914 e vi rimase fino alla sua morte avvenuta nel 1946.
Nel 1923, Dandy creò un’unità infermieristica specializzata 24 ore su 24 per pazienti neurochirurgici in condizioni critiche che è considerata un precursore dell’attuale unità di terapia intensiva.


la ventricolografia cerebrale

ventricolografia cerebrale

La “ventricolografia cerebrale” è una un esame diagnostico per immagini, di tipo invasivo, che in ambito medico viene utilizzata per consentire la visualizzazione delle strutture interne del cranio. Nel corso dell’esame all’interno dei ventricoli cerebrali viene iniettata aria oppure determinati mezzi di contrasto.
Prima dell’avvento di questa procedura il valore della radiologia nella diagnosi e localizzazione dei tumori cerebrali era sostanzialmente ristretto ai pochi casi in cui il cancro determinava erosione della calotta cranica ossea, oppure a quei casi in cui all’interno del tumore si sviluppavano alcune aree calcifiche.


il dott. Dandy e la ventricolografia cerebrale

Nel 1918 il dott. Walter E. Dandy comunicò alla comunità scientifica che era possibile iniettare aria nel cervello, in quantità variabile dai 40 ai 300 cc (in caso di grave idrocefalo), per visualizzare (tramite alcune radiografie) i ventricoli cerebrali laterali. L’aria fu scelta dallo scienziato in quanto inerte e rapidamente riassorbibile (nel giro di pochi giorni).
L’aria veniva iniettata tramite l’esecuzione di un piccolo foro nella scatola cranica, ed andava a sostituire una analoga quantità di liquido cerebro-spinale, in un volume pari o superiore a quello contenuto in un ventricolo.
Nella comunicazione originale del luglio 1918 (“Ventriculography following the injection of air into the cerebral ventricles“) Walter E. Dandy sottolineava come la visualizzazione del ventricolo laterale veniva ottenuta pressoché sempre e rapidamente, mentre in nessun paziente era stato possibile visualizzare il quarto ventricolo o l’acquedotto di Silvio.


evoluzione della ventricolografia cerebrale

Negli anni successivi altri studiosi hanno dimostrato la possibilità di utilizzare alcuni mezzi di contrasto (lipiodol ethiodan, myodil, pantopaque ed altri) introducendoli nel ventricolo laterale e attraverso il forame di Monro fino al terzo ventricolo, all’acquedotto e al quarto ventricolo (ventricolografia di contrasto).
Ulteriori miglioramenti sono stati ottenuti con l’incannulazione diretta del terzo ventricolo tramite catetere di piccole dimensioni.

La ventricolografia cerebrale in passato si dimostrò di grande utilità pratica e venne utilizzata soprattutto per la diagnosi precoce di idrocefalo. Prima dell’avvento del nuovo esame tale patologia raramente veniva diagnosticata prima che si verificasse la perdita di una notevole quantità di tessuto corticale.


UN ESAME CADUTO ORAMAI IN DISUSO

L’esame è stato anche utilizzato per l’identificazione di processi patologici intracranici (tumori, ascessi, cisti ed altri).
Questa procedura diagnostica è ormai caduta in disuso e non viene più utilizzata nell’esame del cervello. Al giorno d’oggi è stata completamente rimpiazzata dalla tomografia computerizzata e dalla risonanza magnetica dell’encefalo.


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