Il dottor Pelletan ed il cuore di Luigi XVII

 Il dottor Pelletan ed il cuore di Luigi XVII

Philippe-Jean Pelletan (4maggio 1747 – 26settembre 1829)

Figlio di un chirurgo, Philippe Jean Pelletan fu membro dell’Académie Royale de Chirurgie e dell’Académie des Sciences. Fu professore presso la Faculté de Médecine di Parigi e nel 1789 eletto chirurgo della Garde Nationale. Il 13 luglio 1793, poco dopo l’assassinio di Jean-Paul Marat commesso da Charlotte Corday , Pelletan era presente sulla scena del crimine. I verbali sul certificato di morte portano la sua firma.

Nel 1795 succedette a Pierre-Joseph Desault (6febbraio 1738 – 1giugno 1795) come capo chirurgo all’Hôtel-Dieu. Dopo la morte del decenne Louis XVII l’8 giugno 1795, fu responsabile dell’esecuzione dell’autopsia.

Nel 1804 Jean-Nicolas Corvisart (15febbraio 1755 – 18settembre 1821) fece diventare Pelletan consulente chirurgo dell’imperatore Napoleone Bonaparte.


capo chirurgo dell’Hôtel-Dieu

Mentre era capo chirurgo dell’Hôtel-Dieu, Pelletan fu coinvolto in un caso di diagnosi errata che portò alla morte di un paziente; un opportunista Guillaume Dupuytren (1777-1835) informò il medico personale dello zar Alessandro della situazione, scatenando un’indagine sulla questione. A causa dell’errore, il 6 settembre 1815, Dupuytren fu nominato sostituto di Pelletan come capo-chirurgo all’Hôtel-Dieu.


Luigi XVII

Ritratto di Luigi XVII eseguito da Alexandre Kucharsky

Luigi Carlo di Borbone (Versailles, 27 marzo 1785 – Parigi, 8 giugno 1795) era il terzo figlio, il secondo maschio, di Luigi XVI di Francia e di Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena.

Alla nascita fu insignito del titolo di duca di Normandia; dopo la morte del fratello maggiore, il delfino Luigi Giuseppe, avvenuta nel 1789, divenne il nuovo delfino di Francia. Quando quest’ultimo titolo fu abolito dalla Costituzione francese del 1791, divenne noto come Luigi Carlo, principe reale. Dalla morte del padre nel 1793, fu considerato re di Francia e di Navarra col nome di Luigi XVII dai monarchici francesi e dalle corti europee, anche se di fatto si trovava ancora imprigionato dai repubblicani nella cosiddetta Torre del Tempio di Parigi.

Non regnò mai effettivamente né venne mai incoronato ufficialmente. Morì all’età di dieci anni, nel 1795, a causa delle dure condizioni di prigionia cui era stato sottoposto per oltre due anni.


Pelletan ed il cuore di Luigi XVII

Il cuore di Luigi XVII oggi è esposto in una teca presso la basilica di San Denis di Parigi.

Le condizioni fisiche del piccolo Luigi XVII si erano aggravate nel mese di maggio 1795. Egli fu inizialmente visitato dal dott. Desault, il quale morì il 1° giugno di quell’anno, probabilmente a causa di un avvelenamento. Successivamente fu seguito dal dott. Pelletan che ne constatò il progressivo peggioramento irreversibile. Al morte del piccolo, Pelletan venne incaricato di eseguirne l’autopsia insieme ai colleghi, i dottori Jean-Baptiste Dumangin (1744-1826), Pierre Lassus (1741-1807) e Nicolas Dieudonné Jeanroy (1750-1816) per riferire sulle cause della morte. Durante l’autopsia, Pelletan, all’insaputa dei colleghi, trafugò il cuore di Luigi XVII; una volta tornato a casa, egli chiuse il cuore del morto in un vaso di cristallo pieno di spirito, e nascose nella sua libreria dietro i suoi libri. L’organo sotto spirito rimasto lì per quasi 10 anni. Sotto lenta evaporazione dell’alcol, il cuore essiccato venne così conservato. Intorno al 1810, uno studente di Pelletan, Jean-Henri Tillos rubò la reliquia. Alcuni anni dopo, Tillos morì di tubercolosi e chiese sul letto di morte che l’oggetto fosse restituito a Pelletan.


un organo diventato reliquia

Con la Restaurazione borbonica, il medico tentò di rivendere la reliquia dapprima a Luigi XVIII e poi a Carlo X, ma entrambi si rifiutarono di riconoscere in quello il cuore del loro nipote. Dopo la morte di Pelletan, la moglie decise di donare il cuore all’arcivescovo di Parigi, Hyacinthe-Louis de Quélen, che lo conservò nell’arcivescovado sino alla rivoluzione del 1830. Dopo alterne peripezie, ed essere stato conservato per decenni in Spagna e Portogallo, il cuore oramai pietrificato del piccolo delfino di Francia venne trasferito durante il 1975 nella basilica di San Denis e successivamente sottoposto ad esame del DNA nel 2000. Le indagini, condotte dal professor Jean-Jacques Cassiman, dell’Università di Lovanio, hanno stabilito una parentela ‘matrilineare’ con la regina Maria Antonietta d’Asburgo.


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