Erofilo di Calcedonia 

Erofilo di Calcedonia 

Erofilo (Calcedonia, 335 a.c. circa – Alessandria d’Egitto, 280 a.c. circa), fu un medico greco-ellenistico, noto come “primo” anatomista della storia e per essere stato, insieme ad Erasistrato, il fondatore della grande scuola medica di Alessandria d’Egitto. Nacque a Calcedonia, città della Bitinia, ora facente parte della Turchia. Non molto si sa dei suoi primi anni di vita se non che egli andò a studiare ad Alessandria in giovane età.
Erofilo fu allievo di 
Prassagora di Cos [1], medico e probabile nipote dell’omonimo allievo di Ippocrate.
Secondo quanto scrisse 
Tertulliano 400 anni più tardi e Celso nel “De Medicina”, oltre a sezionare cadaveri, avrebbe anche praticato la vivisezione di condannati.
Le sue opere sono andate perdute, ma sono state ampiamente citate da Galeno nel II secolo e da altri.
Tra i suoi successori nel dirigere la sua scuola medica ci fu Alessandro Filatete.
Il 
Puccinotti, nella sua “Storia della Medicina” [2], lo definisce “colui dal quale ebbe principio la scuola medica di Alessandria”, anche se, erroneamente afferma che “corse meno di un secolo tra la morte di Ippocrate ed Erofilo”.


EROFILO DI CALCEDONIA DESCRITTO DALLO SPRENGEL (VEDI LINK)


un padre dell’anatomia

Nel capitolo a lui dedicato [3], il Puccinotti dice che Erofilo, guardando ai bisogni della scienza, e seguendo l’esempio del suo precettore Prassagora, due fini si propose: 1) continuare lo studio dell’anatomia, nella quale molte lacune restavano da riempire, e 2) conservare le dottrine patologiche di Ippocrate affermandone e diffondendone le sentenze ed i prognostici.
Egli fu il primo, afferma il Puccinotti, che dal cervello e dal midollo spinale derivò tutti i nervi, e dichiarò che molti nervi e servono alla volontà e al movimento, chiamandoli “pori” come 
Aristotele e, senza esitare, alcuni li considerò organi della sensazione. Osservò nel cervello la rete vascolare che investe i ventricoli, detta plesso coroideo. Trovò il quarto seno da lui detto “torculare”, il fornice dei ventricoli laterali che suppose essere la sede delle sensazioni, il solco che forma l’estremità del quarto ventricolo, cui dette il nome di “penna troncata”.
Egli descrisse con esattezza l’osso joide, e illustrò l’anatomia comparata del fegato, lasciata imperfetta da Aristotele.
Chiamò arteriosa la vena polmonare, e dette il nome di duodeno al primo degli intestini tenui. Scoprì gli epididimi, e confermò la già fatta osservazione, che la bocca dell’utero è chiusa nel tempo della gravidanza.
Da Erofilo, prosegue il Puccinotti, la dottrina del polso ricevette importanti addizioni, dal momento che egli fu il primo a notare la varietà dei polsi nelle diverse età. Non ritenne passive le arterie nella loro pulsazione, ma derivò la sistole e la diastole di esse da una loro forza propria; altrettanto pensò quanto alla respirazione dei polmoni.
Distinse i polsi vibranti dai semplicemente forti, ed enumerò le battute in un tempo determinato, applicandovi i canoni dei tempi musicali.
Fu sostenitore della patologia umorale, derivando le malattie da alterazione e corruzione dei quattro umori. Sembra però che anche al sistema nervoso egli assegnasse una forza propria, e che tendesse ad isolarne le malattie da quelle degli umori; egli derivava la Paralisi da ineguale distribuzione della forza nervosa, e riteneva che l’Apoplessia fosse un effetto della Paralisi del cuore.
Quanto alla terapeutica, riferisce sempre il Puccinotti, egli declinò verso l’empirismo, credendo che ogni male dovesse avere nella natura, e massimamente nel regno vegetale il suo specifico rimedio, e raccomandava che se ne ricercassero e scoprissero.
Ai tempi di Sesto Empirico sopravviveva ancora il trattato di Erofilo intorno alla “
Dietetica”. Sesto Empirico cita, contrapponendola ai giudizi dei filosofi su cosa sia per l’uomo il primo bene, la sentenza di Erofilo secondo cui “la sapienza non si può dimostrare, l’arte è incerta e oscura, le forze possono non resistere, le ricchezze sono inutili, infermo e manchevole è l’eloquio se manca la salute”.
Il Puccinotti ci riferisce che ai suoi tempi (metà ottocento) è ancora superstite, esistente in un Codice dell’Ambrosiana di Milano, il “
Commento” di Erofilo ai “Prognostici” di Ippocrate, anche se è dubbio che tale Commento si possa attribuirlo proprio ad Erofilo.
Il Puccinotti conclude il capitolo su Erofilo biasimandone le teorie patogenetiche “umorali” e terapeutiche (contenute nel regno vegetale) e arriva ad affermare che “La Scuola di Erofilo fece nascere la Setta Empirica di Alessandria, che rappresentò interamente la vittoria infine riportata dalla fastosa menzogna della medicina Orientale, sulla medicina Greca.”


EROFILO DESCRITTO DAL PAZZINI

Il Pazzini ce lo descrive così [4]:
fu l’altro caposcuola di Alessandria, anatomista insigne, il cui nome rimase per lungo tempo come quello del migliore esponente di questa scienza. Egli nacque a Calcedonia verso il 340 ac. Visse in Alessandria e fu discepolo di Prassagora di Cos.
La sua opera anatomica fu vasta e si svolse specialmente nel campo del sistema nervoso, della splancnologia e degli organi genitali. Interessandosi al problema che si dibatteva nell’epoca, se il cervello fosse l’organo del pensiero, egli si occupò particolarmente di questo organo, dandone per primo la descrizione. Descrisse, infatti, assai bene le meningi, scoperse il quarto ventricolo che credette essere sede dell’anima, vide il calamo scrittorio che, in suo onore, fu anche chiamato “calamo di Erofilo” oltre il plesso corioideo ed i seni venosi; descrisse pure magistralmente l’occhio di cui vide tre membrane: la cornea, la coroide e l’aracnoide.
Il nervo ottico fu da lui interpretato come un canale che trasporta la sensazione visiva al cervello.
In argomento di movimento sanguigno, si applicò allo studio del polso, ritenendo anche lui essere le arterie piene di pneuma e desumendo da questo sintomo lo stato dello spirito vitale. Ideò in questo tema una dottrina, applicando al polso le teorie musicali di 
Aristosseno di Taranto, compositore, musicologo e filosofo peripatetico vissuto alla fine del IV secolo ac. Su tale materia, Erofilo scrisse un vero trattato, nel quale distinse le diverse varietà di questo sintomo.
In splancnologia dette nome al duodeno e vide i vasi chiliferi.
Negli organi genitali maschili vide gli epididimi, in quelli femminili le tube dell’utero.
Come medico pratico, Erofilo fu molto rinomato, specialmente come ostetrico e ginecologo. Molti furono i libri da lui scritti, ma nessuno di essi è pervenuto, se non in semplici citazioni. Così, per esempio, sarà Sorano di Efeso a far sapere che scrisse un libro per levatrici; dettò inoltre un trattato di anatomia, uno di terapia, un commentario e un lessico sulle parole di Ippocrate, oltre al già citato libro sul polso.


Epigoni 

I discepoli di Erofilo e di Erasistrato formarono due sette chiamate degli Erofilici e degli Erasistratici. Queste sette non fecero altro che seguire pedissequamente i maestri, e senza nulla aggiungere di nuovo, si limitarono a commentare i testi già esistenti, ma fu ben strana questa sorte, quella di queste scuole, poiché mentre seguivano pedissequamente il detto dei maestri, fu proprio da quella degli Erofilici che derivò un forte impulso alla contestazione degli “Empirici”.
Tra i seguaci di Erofilo 
[5], si possono ricordare Demetrio di Apameo, fondatore di una scuola, studioso di patologia generale;Mantiade, scrittore di rimedi, delle fasciature e di un’opera intitolata “De officina medici”; Bacchio di Tanagra, studioso del polso e autore di un vocabolario ippocratico, secondo Galeno; Zenone di Laodicea, autore di una dottrina sul polso e di libri su medicamenti; Crisermo, autore anche lui di una dottrina sul polso, dalla quale escludeva del tutto l’azione del cuore. Questi furono della scuola di Alessandria.
In Laodicea però fiorì un’altra scuola di Erofilici, tra i quali è da ricordare 
ZeusiAlessandro Filalete, autore di un’opera sulle opinioni dei medici, Demostene Filalete, autore di un’opera sulle malattie degli occhi, Aristossene, studioso del polso e terapeuta, Eraclide di Eritrea, commentatore di opere ippocratiche.


SCUOLA MEDICA DI ALESSANDRIA

Sulla Nascita della Scuola Medica di Alessandria e Polemica sull’accusa mossa agli anatomisti alessandrini di aver praticato la vivisezione sugli umani:
Il Puccinotti 
[6] prima di descrivere la “scuola di Erasistrato”, nella sua opera Sulla Storia della Medicina, fa un preambolo molto interessante.
Egli inizia con una polemica verso coloro che chiama “gli storici”, i quali avrebbero affermato che né presso le Scuole mediche orientali, né verso gli 
Asclepiei si poteva praticare l’anatomia, a ciò indotti dalla forma sacerdotale di tali istituti, e che tale pratica (compresa la possibilità concessa ad Erofilo di “notomizzare i vivi malfattori”) fu permessa ad Erofilo ed Erasistrato grazie al favore dei Re. Il Puccinotti risponde a tali affermazioni con la sua verità storica, sostenendo che i due scienziati non avrebbero avuto successo nel Museo di Alessandria se non fossero stati “innanzi preparati e maturati a quel punto nelle Scuole Asclepidee della Grecia”. Infatti, continua il Puccinotti, Erofilo fu avviato “nelle cognizioni e negli esercizi anatomici” da Prassagora, ultimo della confraternita sacerdotale di Coo”, mentre Erasistrato “usciva dalle Scuole di Crisippo di Cnido e di Teofrasto, dove “avea tratto a zelo e perizia nel notomizzare”.
Dunque, nel preambolo di Puccinotti, la vecchia anatomia Egizia, conservata nel Serapeo del Museo di Alessandria, sotto i riti sacerdotali, si incontrò ai tempi dei Tolomei con l’anatomia giovane e piena di speranze ed educata e cresciuta entro gli Ospizi Asclepidei della Grecia, e grazie a questo “incontro” Erofilo ed Erasistrato seppero accrescere la stessa anatomia dentro al nuovo “Instituto Alessandrino” (forse lo stesso Serapeo), per “decreto” degli stessi Tolomei, presieduto da un Sacerdote supremo, “onde mantenere nel nuovo Museo le forme e costumanze antiche egiziane”.
Il ruolo dei Tolomei nel favorire la pratica della dissezione viene sminuito dal Puccinotti, il quale sostiene che gli storici a riguardo non altro alcune prove se non un passo di Plinio (“
in Aegypto, Regibus corpora mortuorum ad scrutandos morbos insecantibus”). Del resto prosegue Puccinotti, è tanto incerto il preteso singolare favore accordato dai Tolomei allo studio dell’anatomia che nessuno degli antichi storici del Museo o di Alessandria ne fa menzione; e si ignora persino in “quale gigantesco stabilimento”, se vi fosse il locale destinato alle sezioni e lezioni di anatomia, mentre tutti gli appartamenti noti del Museo, il Bruchium, il Poseidon, il Paucion, l’Homerion, il Sebasteum, ilClaudium, il Didascaleon, ebbero “tutt’altra destinazione fuori che quella di sezionare i cadaveri”. Dice il Puccinotti che è per “semplice congettura” che si può supporre che gli studi e le lezioni di Erofilo ed Alessandro avvenissero nel Ginnasio eretto da Alessandro, che sotto i Tolemaidi fu quasi sempre deserto, o in qualche parte del Serapeo, confinante con la Necropoli, in cui i sacerdoti “praticavano l’antico rito orientale del sezionare e imbalsamare i cadaveri”. Il Puccinotti sempre tendere per l’ipotesi del Serapeo come luogo in cui si praticavano le dissezioni allorchè scrive “E qui dove le due anatomie, la greca e e la orientale si incontrarono; quella zotica maestra dovette confondersi e lasciarsi sopraffare e vincere dalla prode sua alunna per tutto il tempo avvenire”.
Puccinotti prosegue il suo preambolo contestando le affermazioni (attribuite a 
Cornelio Celso e Tertulliano) secondo cui Erofilo avrebbe praticato la dissezione su persone vive. Egli cerca di smontare tali “favole” appoggiandosi alle tesi dello Sprengel [7] per quanto riguarda Celso e scostandosi poi riguardo alle affermazioni dello stesso Sprengel su Tertulliano. In buona sostanza, come lo Sprengel, Puccinotti afferma che non si può credere che Alessandro e poi i Tolomei, nel paese del culto di Iside, avessero potuto favorire la pratica della vivisezione sugli uomini ferendo il sentimento religioso sia degli Egizi che dei Greci. Ma a differenza dello Sprengel che (“malignamente”) sosteneva che “a diffonderla [tale favola] in seguito [dopo Celso] si adoperarono i creduli Padri della Chiesa”, citando Tertulliano, il Puccinotti afferma che Tertulliano era sì “avverso ad Erofilo” ma mai sostenne che costui “notomizzato avesse uomini vivi”. Puccinotti, interpretandone le parole, dice che Tertulliano voleva fare notare come Erofilo con tutte le sue seicento sezioni non poteva essere giunto a conoscere perfettamente la naturale costruzione della macchina umana, dal momento che la morte induce notevoli cambiamenti così come notevoli cambiamenti “artificiali ne induce lo stesso scalpello anatomico”.


ALCUNE CONSIDERAZIONI PERSONALI

A mio parere questo preambolo del Puccinotti è molto interessante e sembra che sia finalizzato a porre l’attenzione su tre argomenti focali:

1) l’anatomia non nacque per merito dei re alessandrini, ma fu l’incontro di due culture sacerdotali;

2) gli alessandrini non praticarono mai la dissezioni su persone vive;

3) il cristiano Tertulliano non affermò mai che gli alessandrini praticarono la dissezioni su persone vive.

(Concetto De Luca)



FONTI:
  • [1] “Prassàgora”, in Enciclopedie on line, Istituto dell’Enciclopedia italiana Treccani, Roma
  • [2] Francesco Puccinotti: “Storia della Medicina”, vol. I, pag. 509
  • [3] Francesco Puccinotti: “Storia della Medicina”, vol. I, libro terzo, capitolo II, pag. 513-516
  • [4] Adalberto Pazzini: “Storia dell’Arte Sanitaria, Minerva Medica, vol I, pagg. 186-187
  • [5] Adalberto Pazzini: “Storia dell’Arte Sanitaria, Minerva Medica, vol I, pagg. 186-187
  • [6] Francesco Puccinotti: “Storia della Medicina”, vol 1, libro terzo, cap. III, pagg. 516-520
  • [7] Sprengel: “Storia prammatica Della Medicina” T. II, pag. 273

Articolo di Concetto De Luca (01/03/2014)


2 pensieri su “Erofilo di Calcedonia 

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