Scoperta ed identificazione delle prostaglandine

SCOPERTA ed identificazione DELLE PROSTAGLANDINE

La possibilità che il plasma seminale possa avere altre funzioni oltre quella di nutrizione dello spermatozoo e di conduzione meccanica di questo attraverso l’uretra è suggerita dal recente lavoro di v. Euler [1934] e Goldblatt [1933].

PROPERTIES OF HUMAN SEMINAL PLASMA“; By M. W. GOLDBLATT. (From the Sherrington School of Physiology, St Thomas’s Hospital, London.) (Received February 20, 1935.)


la prostaglandina

Ulf Svante von Euler (1905-1983), nel suo laboratorio del “Karinska Institute’s physiology department“, Stockholm, Sweden, in aprile 1971.

Il termine prostaglandina deriva dalla definizione inglese “prostate gland”, cioè ghiandola prostatica.
Quando la prostaglandina venne isolata per la prima volta dal liquido seminale intorno alla metà degli anni ’30 del novecento, per opera del fisiologo svedese Ulf von Euler (Stoccolma, 7febbraio 1905 – Stoccolma, 9marzo 1983) e, indipendentemente, del farmacologo britannico M. W. Goldblatt, si credette che fosse parte delle secrezioni prostatiche.

Nei loro studi, Il fluido seminale era stato ottenuto da un numero considerevole di uomini, centrifugato ed il supernatante, fluido quasi privo di cellule o il plasma utilizzati per i seguenti esperimenti. Estratti di plasma seminale venivano preparati aggiungendo quattro volumi di alcol assoluto (o acetone) ad un volume di plasma; dopo un’accurata agitazione il precipitato era rimosso per filtrazione.


Gli esperimenti di von Euler e Goldblatt

Fig. 1 dell’articolo di Goldblatt del 1935: effetto ipotensivo dell’estatto o fluido seminale.

L’acetone o l’alcool erano rimossi per distillazione a 42° a pressione ridotta. Il residuo bianco veniva riportato in acqua distillata e portato al volume originale di plasma. Questo fluido era torbido, alcalino e conteneva una traccia di proteoso; esso sarà indicato come estratto seminale. Sia il liquido seminale che l’estratto seminale furono testati per i loro effetti sulla pressione sanguigna di gatti e conigli sotto etere con e senza trattamento preliminare con atropina; sull’intestino tenue isolato del coniglio con e senza atropina; sull’utero isolato della cavia vergine; sulla vescicola seminale isolata della cavia e sul retto addominale della rana trattata con fisostigmina. Scriveva Goldblatt nel suo articolo del 1935:

“L’iniezione endovenosa di liquido o estratto seminale viene sempre seguita da un rapido calo della pressione sanguigna e questo calo è generalmente di grandi proporzioni anche con dosi molto ridotte.


Discussione di Goldblatt

Goldblatt concludeva così il suo articolo seminale:

“L’esistenza di sostanze con marcate proprietà farmacologiche nei tessuti è ben noto, ma la loro funzione spesso non è chiara. Il la presenza nel liquido seminale umano di una sostanza che produce forte vasodilatazione e stimolazione della muscolatura normale è forse più facile da capire rispetto alla maggior parte delle altre situazioni.
L’origine del depressore seminale non è chiara. …
È impossibile stabilire se il depressore seminale abbia una funzione universale. Sembra improbabile che sia semplicemente un prodotto escretore senza funzione fisiologica. La composizione del plasma seminale è così peculiare se confrontata con altri fluidi corporei e adattata in modo particolare alle funzioni di nutrizione e mobilizzazione degli spermatozoi che la presenza di una sostanza con marcate proprietà farmacologiche difficilmente può essere considerata fortuita. Si può qui osservare che gli estratti seminali utilizzati non contenevano spermatozoi, che in ogni caso non ha alcun evidente effetto farmacologico sugli oggetti del test utilizzati. …
Le probabilità sono che il principio attivo abbia una struttura relativamente semplice e che il suo uso principale nell’organismo sia quello di garantire una notevole vasodilatazione locale e quindi un adeguato scambio gassoso e un’attività secretoria nelle ghiandole accessorie del maschio. Se esiste un modo in cui il principio attivo può entrare in contatto con il muscolo del tratto genitale, è possibile che possa contribuire al mantenimento dell’incidente peristalsi verso l’eiaculazione. …
È probabile che il potere ossitocico del plasma seminale sia dovuto ad una sostanza distinta dal depressore.”

le prostaglandine

E. J. Corey (12luglio 1928 – )

In seguito si dimostrò che molti altri tessuti secernono prostaglandine per varie funzioni. Uno strumento decisivo nel lavoro sull’identificazione delle prostaglandine fu lo sviluppo dello spettrometro di massa verso la fine degli anni ’50 presso il “Dipartimento di Chimica del Karolinska Institute” di Stoccolma da parte del dr Ragnar Ryhage.
Le prime sintesi totali di prostaglandina F2α (dinoprost) e prostaglandina E2 (dinoprostone) furono riportate dal biochimico amecano-libanese Elias James Corey nel 1969. Nel 1971 si determinò che i farmaci simili all’aspirina potevano inibire la sintesi delle prostaglandine.

I biochimici svedesi Sune K. Bergstrom, Bengt I. Samuelsson ed il farmacologo inglese John R. Vane hanno ricevuto il Premio Nobel per la Medicina o Fisiologia nel 1982 per le loro scoperte riguardanti le “prostaglandine e sostanze biologicamente attive correlate“.


Bergström, Samuelsson e Vane

Karl Sune Detlof Bergström (10gennaio 1916 – 15agosto 2004) ha purificato diverse prostaglandine e ne ha determinato la struttura chimica. Ha anche dimostrato che le prostaglandine sono formate da acidi grassi insaturi.

Bengt Ingemar Samuelsson (nato il 21maggio 1934) ha fornito un quadro dettagliato dell’acido arachidonico e del metabolismo delle prostaglandine e ha chiarito i processi chimici coinvolti nella formazione e nella decomposizione dei vari composti del sistema. Le scoperte di Samuelsson sugli endoperossidi, i trombossani e i leucotrieni furono cruciali per la nostra attuale comprensione del significato biologico di questo sistema.

John Robert Vane (29marzo 1927 – 19novembre 2004) ha scoperto la prostaciclina e ha effettuato analisi dettagliate dei suoi effetti e funzioni biologiche. Inoltre, Vane ha fatto la scoperta fondamentale che i composti antiinfiammatori come l’aspirina agiscono bloccando la formazione di prostaglandine e trombossani.


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