Il Liceo di Aristotele

Il Liceo di Aristotele (o Peripato)

Aristotele (statua a Stagira)

Il Liceo venne fondato nel 335 ac da Aristotele in un luogo ad est di Atene, alle pendici meridionali del Licabetto, nella stessa area del santuario dedicata ad Apollo Licio, o Apollo del Lupo, chiamato per questo motivo “Liceo”.
Una leggenda vuole che il nome peripatetica (“peripato”), composto da “Περι” = intorno e “Παθος” = passo, piede, cioè “passeggio intorno”) della scuola derivasse dall’abitudine di Aristotele di insegnare passeggiando per trasmettere ai suoi discepoli l’amore per tutto ciò che è il mondo e per far loro assorbire l’essenza della natura. In realtà il nome deriva dai peripatoi (“colonnati”).
Il Liceo teneva corsi regolari, mattina e pomeriggio. Nei primi il livello delle lezioni era normale, negli altri, riservati a pochissime persone, Aristotele teneva lezioni dottissime ed esemplarmente preparate. Inoltre, egli organizzava anche il lavoro di approfondimento degli allievi, facendo eseguire ricerche di biologia, mineralogia, astronomia, matematica ed anatomia, e raccogliere testi di scrittori, soprattutto filosofi e pensatori saggi.
Non sappiamo invece quali fossero le differenze di metodo rispetto all’
Accademia di Platone, che lo stesso Aristotele aveva frequentato per molti anni.


Teofrasto

Aristotele contempla il busto di Omero. Rembrandt van Rijn, 1653. Metropolitan Museum di New-York

Alla morte di Aristotele, avvenuta nel 322 a.C., Teofrasto gli succedette nella direzione del Liceo. Nel 287 a.C., alla morte di Teofrasto, la direzione fu assunta da Stratone di Lampsaco [1].
Le attività del Liceo proseguirono fino all’86 ac, allorchè il generale romano Silla saccheggiò Atene. I resti del Liceo furono scoperti nella moderna Atene nel 1996 in un parco vicino al parlamento 
[2].
Teofrasto guidò il Liceo per circa 35 anni, tra l’esilio di Aristotele da Atene fino alla sua morte. Qualcuno 
[3] ha affermato che Aristotele e Teofrasto furono seppelliti nel giardini del Liceo, sebbene nessuna tomba sia stata trovata. Con Teofrasto e dopo di lui, sebbene il Liceo arrivasse ad avere 2.000 allievi, come dice Diogene Laerzio, iniziò il declino della scuola.
A Teofrasto succedette Stratone di Lampsaco, che la guidò fino al 268 ac.
Licone (299-225 ac circa), Aristone di Ceo (fiorito intorno al 225 ac), Critolao (200-118 ac circa), Diodoro di Tiro (fiorito intorno al 118 ac, e che era ancora vivo ed attivo quando nel 110 ac Licinio Crasso visitò Atene [4]), ed Erimneo (fiorito intorno al 110 ac) furono gli altri scoliarchi, oltre ad Andronico da Rodi.


Esplorazione delle teorie filosofiche e scientifiche

Aristotele in un disegno del15° secolo di Giusto di Gand e Pedro Berruguete.

Teofrasto e Stratone, i successori di Aristotele, continuarono la tradizione di esplorare teorie filosofiche e scientifiche, ma dopo la metà del III secolo a.c. la scuola cadde in declino, per rinascere non prima del periodo romano.

In seguito i membri della scuola si concentrarono sulla conservazione e sul commento delle opere di Aristotele, piuttosto che estenderle, e la scuola alla fine morì nel III secolo d.c.
Anche se la scuola si estinse, lo studio delle opere di Aristotele fu proseguito da studiosi che vennero chiamati peripatetici attraverso la tarda antichità, il Medioevo e il Rinascimento.

Dopo la caduta dell’impero romano, le opere della scuola peripatetica andarono perse in occidente, ma in Oriente furono incorporate nella prima filosofia islamica, svolgendo un ruolo importante nella rinascita delle dottrine aristoteliche nell’Europa medioevale e rinascimentale.


Lezioni aperte al pubblico

Riporta l‘Enciclopedia Britannica [5]:

Mentre Alessandro il Grande conquistava l’Asia, Aristotele, cinquantenne, era in Atene. Vicino alle mura della città, egli stabilì una propria scuola in un ginnasio conosciuto come i Liceo. Egli costruì una biblioteca e riunì intorno a sé un gruppo di brillanti studenti, chiamati “peripatetici”, dal nome del colonnato (“peripatos”) nel quale essi camminavano e tenevano le loro conversazioni. Il Liceo non era una scuola chiusa come l’Accademia; molte lezioni era aperte al pubblico.


Aristotele suddivise le scienze in tre generi: produttive, pratiche e teoretiche. Le scienze produttive, sono quelle che hanno un fine pratico. Esse includono non solo l’ingegneria e l’architettura che danno prodotti quali ponti e case, ma anche discipline come la strategia e la retorica, in cui il “prodotto” è meno concreto, come la vittoria nelle battaglie o negli scontri dialettici. Le scienze pratiche, tra cui le più notevoli sono l’etica e la politica, sono quelle che guidano il comportamento. Le scienze teoretiche – fisica, matematica, e teologia – sono quelle che non hanno un risultato concreto o uno scopo pratico ma quelle in cui informazione e comprensione sono dirette verso un proprio obiettivo.


Aristotele ed Alessandro magno

La Cronache di Norimberga mostrano anacronisticamente Aristotele in abiti da studioso medievale. Inchiostro e acquarello su carta, 1493.

Durante gli anni di Aristotele al Liceo, i suoi rapporti con l’ex pupillo Alessandro molto probabilmente si raffreddarono. Alessandro divenne una sorta di megalomane, che si proclamò divino e chiese ai Greci di prostrarsi in sua adorazione. L’opposizione a questa domanda fu guidata dal nipote di Aristotele, Callistene (360 ca – 327 ac), che era stato nominato quale storico della spedizione di Alessandro in Asia su raccomandazione di Aristotele. Per la sua posizione politica ed il suo coraggio, Callistene fu implicato in un complotto con inganno e giustiziato.
Quando Alessandro il Grande morì nel 323, la democratica Atene divenne un luogo scomodo per i macedoni, anche per coloro che erano anti-imperialisti. Dicendo che, non volendo che la città che aveva già condannato a morte Socrate, “peccasse due volte contro la filosofia”, Aristotele scappò a Calcide dove morì’ l’anno seguente. A Teofrasto (372 ca-287 ca AC), suo successore alla guida del Liceo, egli lasciò la sua biblioteca, inclusi i suoi scritti, che erano vasti.
Gli scritti di Aristotele si dividono in due gruppi: quelli che erano stati pubblicati da lui sono ora quasi interamente persi, e quelli che non erano stati concepiti per la pubblicazione furono raccolti e preservati da altri. Questo secondo gruppo comprende trattati che Aristotele usava nei suoi insegnamenti.


destino delle opere aristoteliche

Secondo gli storici Plutarco (46-119 dc) e Strabone (64 ac-23? dc), gli scritti di Aristotele e Teofrasto furono lasciati in legato a Neleo Scepsis, i cui eredi nascosero in una cantina per evitare che venissero confiscati per essere consegnati alla libreria dei re di Pergamo. In seguito, seconda questa tradizione, i libri furono acquistati da un collezionista e portati ad Atene, dove furono requisiti dal comandante romano Silla che conquistò Atene nel 86 ac.
Portati a Roma, essi furono preparati e pubblicati intorno al 60 ac da Andronico di Rodi, l’ultima guida (undicesimo scolarca 
[6]) del Liceo. Sebbene molti elementi di questa storia siano improbabili, è largamente accettato che Andronico preparò i testi di Aristotele e li pubblicò con la forma e l’ordine che sono familiari oggi.



FONTI:

Articolo di Concetto De Luca (22/2/2014) 


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