Clonidina ed ipertensione: breve storia

CLONIDINA ED IPERTENSIONE: BREVE STORIA

All’inizio degli anni ’60 la compagnia farmaceutica tedesca Boehringer-Ingelheim progettò di sintetizzare un composto adrenergico perifericamente attivo per la decongestione nasale come semplici gocce nasali.
🟢 I derivati ​​imidazolinici con proprietà decongestionanti sono ammidine sostituite in cui la funzione ammidinica è incorporata in una struttura imidazolinica.
Tuttavia, a quel tempo non era stata ottenuta chimicamente una sostituzione del ponte –CH2– con un gruppo –NH– nei composti sostituiti in entrambe le posizioni 2 e 6 dell’anello fenilico.
🟢 Il problema venne risolto introducendo atomi di cloro come sostituenti. Sebbene il farmaco risultante [N-(2,6-diclorofenil)-4,5-diidro-1H-imidazol-2-amina] avesse effettivamente un effetto vasocostrittivo e decongestionante notevolmente elevato a basse concentrazioni, si scoprì che altri effetti erano più significativi.
🟢 Dopo la somministrazione del farmaco ad una segretaria, essa si addormentò per 24 ore, sviluppò bassa pressione sanguigna, marcata bradicardia e secchezza della bocca.


introduzione nella routine clinica

La clonidina è stata successivamente sviluppata per il suo effetto emopoietico e introdotta nella routine clinica nel 1966.
Oltre al suo valore terapeutico, la clonidina si è rivelata uno strumento farmacologico essenziale e ha fornito preziose informazioni sull’importanza degli α2-adrenergici centrali.
🟢 L’uso principale della clonidina è quello relativo al trattamento dell’ipertensione.
La stimolazione di alcuni recettori cerebrali (alfa adrenergici) con conseguente rilassamento dei vasi sanguigni in altri distretti del corpo, determina il suo effetto antipertensivo.
Nello specifico, la molecola agisce in maniera selettiva sui recettori pre-sinaptici alfa-2 del centro vasomotore (auto-recettori inibitori) del sistema nervoso centrale; questo legame recettoriale inibisce la produzione di norepinefrina, abbassando così i livelli del flusso simpatico e facendo in modo così che prevalga l’attività parasimpatica.


riferimenti:

articolo di dott. Concetto De Luca


 

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