Un chirurgo ed i suoi mille trapianti

Un chirurgo ed i suoi mille trapianti

Il dottor Matteo Ravaioli, classe 1974, riminese di nascita, lavora presso il Policlinico Sant’Orsola di Bologna.

Il prof. Matteo Ravaioli festeggia su Twitter il suo millesimo trapianto (tra reni e fegati).

453 fegati + 547 reni. Non sono organi. Sono persone che cercano (e spesso ottengono) migliori aspettative di vita.
Mercoledì 23 marzo 2023, il prof. Matteo Ravaioli ha raggiunto, e festeggiato con una fotografia pubblicata sul suo account Twitter, la soglia dei 1.000 trapianti eseguiti.
L’augurio? Citando le parole del grande musicista Ennio Morricone allorchè ricevette l’Oscar alla carriera alla soglia degli ottanta: “Che questo sia solo un punto di partenza”.
Riminese di nascita, classe 1974, Matteo Ravaioli si è laureato in Medicina & Chirurgia nel 1999 e specializzato in Chirurgia Generale a Bologna nel 2005.

Matteo Ravaioli

Uno dei fegati trapiantati dal prof. Matteo Ravaioli.

Addome intraoperatorio dopo epatectomia nativa e con innesto trapiantato nel lato sinistro.

Da settembre 2020 è responsabile del Programma di Chirurgia Addominale dei pazienti con insufficienza d’organo e trapiantati, presso l’Università di Bologna
& IRCCS S. Orsola. In carriera ha eseguito oltre 3.000 interventi chirurgici.
Nel 2020 il dott. Ravaioli ha eseguito il primo intervento al mondo di trapianto di fegato parziale eterotopico al posto della milza con epatectomia ritardata del ricevente. Detta con parole più semplici, egli ha impiantato nella milza di un paziente quarentenne una sezione di fegato del donatore e lasciata crescere per poi sostituirla all’organo malato.
Il paziente era malato di cancro ed il suo fegato era stato invaso da metastasi che lo aveva reso la sua attività insufficiente. Il dott. Ravaioli ha impiantato un segmento epatico in sede eterotopica (al posto della milza) e ha lasciato che ‘crescesse’.
Il volume dell’innesto è raddoppiato durante le 2 settimane successive ed il fegato nativo è stato rimosso. Dopo 8 mesi, il paziente viveva con un fegato funzionante nella fossa splenica e senza recidiva del tumore addominale.


fonti:

 

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