Trotula, l’antesignana della Medicina di Genere

Trotula, l’antesignana della Medicina di Genere


LA MEDICINA DI GENERE

‘Trotula’- Maurizio Bifulco (mb09) – tecnica mista

Negli ultimi anni si è sviluppato un grande interesse per la medicina di genere (MdG) o medicina genere-specifica, nuovo campo di indagine e applicazione medica volta al riconoscimento e alla valorizzazione delle differenze tra i sessi e i generi nell’approccio medico e nel trattamento delle patologie. Da settore quasi di nicchia qual era fino a qualche anno fa, la MdG sta trasformandosi lentamente in una disciplina prioritaria, destinata a diventare sempre più familiare per gli operatori e i professionisti dell’area sanitaria, ma anche per i pazienti e i profani.
É un concetto nuovo e vecchio allo stesso tempo: la farmacologia, la clinica, la ricerca scientifica sono state fino ad oggi ritagliate a misura d’uomo. Nell’ambito della Mdg l’Italia è all’avanguardia rispetto agli altri paesi europei.


GENESIS

A tal proposito, l’Università Federico II di Napoli, sensibile a tale tematica e in continuità con il passato storico rappresentato dalla Scuola Medica Salernitana si doterà di un Centro interdipartimentale di ricerca in Medicina di genere – GENESIS, nato dalla collaborazione delle cattedre di Ginecologia, Cardiologia, Farmacia e Medicina Interna, che è stata inaugurato in questi giorni nella nuova sede distaccata dell’Ateneo a Villa Ferretti a Bacoli.
La MdG rappresenta così una delle branche più giovani e innovative della medicina, nata tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta. Fin dalle sue origini la medicina ha sempre avuto come modello di riferimento il corpo maschile per poi essere traslato alle donne, dando per scontato il concetto secondo il quale il corpo femminile andasse valutato e trattato esattamente come quello maschile con le uniche differenze riconosciute riguardanti l’apparato riproduttivo e il seno, una situazione definita come “sindrome del bikini”.


patologie tipicamente femminili

L’articolo è stato pubblicato su “Il Mattino” di Napoli in data 11 novembre 2023.

Solo nel 1988 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) evidenziò la necessità di studiare separatamente e con maggior attenzione quelle patologie tipicamente femminili o che colpiscono con maggior incidenza le donne particolarmente in età avanzata (malattia coronarica, osteoporosi, Alzheimer, demenza, etc.), esaminandone i fattori di rischio per attuare strategie idonee di prevenzione e di cura. Questa presa di posizione dell’OMS espose per la prima volta il concetto che, pur trattandosi delle stesse patologie, donna e uomo possono ammalarsi in maniera differente e quindi necessitano anche di approcci terapeutici differenti.
La nascita della medicina di genere pone così inevitabilmente in primo piano la cosiddetta questione femminile, una vera e propria denuncia di mancanza di equità nelle cure tra uomini e donne. La denuncia fu promossa per la prima volta nel 1991 da Bernardine Healy, allora direttrice dell’Istituto Nazionale di Salute Pubblica AmericanoNIH, che sulle pagine della rivista internazionale New England Journal of Medicine sostenne coraggiosamente come le cardiopatie fossero diagnosticate più tardivamente, curate di meno e con interventi meno risolutivi nelle donne rispetto agli uomini.


La sindrome di Yentl

“Yentl”, di Isaac Bashevis Singer.

Tale discriminazione nell’accesso alle cure è stata poi definita “Sindrome di Yentl”, dal nome di una ragazza ebrea protagonista di un racconto di Isaac B. Singer, costretta a travestirsi da uomo per accedere allo studio del testo sacro ebraico, per descrivere questa forma di sessismo, che limita l’accesso alle cure delle malattie cardiovascolari per le donne, ritenute meno colpite da tali patologie, come frutto di un erroneo retaggio culturale.
Tuttavia, per chi come noi che da anni studia la Scuola medica salernitana, la “maternità” della medicina di genere in assoluto spetta a un personaggio storico fondamentale di tale scuola avvolto in un’aura quasi leggendaria, Trotula de Ruggiero (nota anche come Trotta, Troctula, Trocta), vissuta nell’XI secolo a Salerno.
E come scrisse un anonimo francese nel XIII secolo:

“…una donna filosofa di nome Trotula, che visse a lungo e che fu assai bella in gioventù dalla quale i medici ignoranti traggono grande autorità e utili insegnamenti, ci svela una parte della natura delle donne.

Una parte può svelarla come la provava in sé; l’altra perché, essendo donna, tutte le donne rivelavano più volentieri a lei che non a un uomo ogni loro segreto pensiero e le aprivano la loro natura”.


Trotula de Ruggiero

Fu lei la prima donna medico e ginecologa della storia – secondo noi, con i suoi studi e le sue osservazioni la vera e propria precorritrice della medicina di genere, l’antesignana di questa nuova visione della medicina. Trotula diede per la prima volta alle donne accesso alle cure di cui necessitavano, trattando il loro corpo e le patologie a esso correlate, relative soprattutto ai disturbi del parto, al concepimento e alla sterilità, con un approccio medico diverso, “da una donna alle donne e per le donne”.
Le opere a lei attribuite, il “De passionibus mulierum o Trotula maior”, che descrive le osservazioni e riporta le opportune prescrizioni per le patologie ginecologiche, e il “De ornatu mulierum o Trotula minor”, dedicato alla cura estetica e all’elaborazione di ricette cosmetiche, rivendicavano una piena valorizzazione dell’identità di genere femminile, che ben si accompagnava a una rivoluzione anche sociale in atto: un ribaltamento delle convenzioni che tenevano lontane le donne dall’istruzione e le ancoravano indissolubilmente a figure maschili, come mogli, amanti, figlie, a favore di una tutela dei diritti, in primis di quello alla salute.
E’ dunque un dovere per tutti noi, studenti, medici, docenti universitari, persone di cultura – non limitarci al vanto di appartenenza alla storia di questa grande donna, al contrario cercare di conoscerla a fondo, senza tradire profondamente i suoi insegnamenti.


RIFERIMENTO:
  • Articolo del prof. Maurizio Bifulco pubblicato su “Il Mattino” in data 11 novembre 2023

 

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