Storia di un aneurisma dell’aorta addominale

STORIA DI UN ANEURISMA DELL’AORTA ADDOMINALE

Albert Einstein (Ulma, 14 marzo 1879 – Princeton, 18 aprile 1955) Photografia di Lucien Aigner, 1940, digitalmente colorata da Granger, NYC.

Albert Einstein, il padre della teoria della relatività, era nato il 14 marzo 1879 in Germania da famiglia ebrea.
Nel 1932 Einstein emigrò negli Stati Uniti, dove gli fu offerta una posizione importante come ricercatore presso l’Istituto di studi avanzati di recente creazione dell’Università di Princeton, nel New Jersey, dove avrebbe continuato a lavorare fino alla sua morte.
Emigrarono anche due medici che in seguito avrebbero avuto un ruolo importante nei problemi medici di Einstein: il suo amico il radiologo Gustav Peter Bucky (1880-1963) che, insieme ad Einstein, aveva brevettato uno strumento usato in radiologia ed il chirurgo di fama internazionale dell’ospedale ‘La Charite‘ di Berlino, Rudolf Nissen (1896-1981), che era stato il primo a eseguire una ‘pneumonectomia totale‘ e anni dopo, nel 1956, avrebbe sviluppato la popolare procedura antireflusso che oggi porta il suo nome (Fundoplicatio secondo Nissen-Rossetti).


In America

Rudolph (o Rudolf) Nissen (5settembre 1896 – 22gennaio 1981).

A causa della persecuzione nazista contro gli ebrei, Nissen aveva riparato inizialmente in Turchia, dove ricoprì la posizione di professore di chirurgia all’università di Istanbul, ma dopo sei anni, mentre l’antisemitismo si manifestava anche in Turchia, Nissen emigrò a New York, dove trovò lavoro come direttore del reparto di chirurgia dell’Ospedale ebraico di Brooklyn a New York.
La storia medica di Einstein fino alla sesta decade di vita era stata relativamente tranquilla, nonostante la sua costante abitudine al fumo, le sue abitudini alimentari trascurate e la mancanza di esercizio fisico. All’età di 69 anni, egli iniziò ad avere episodi intermittenti di inspiegabile dolore addominale grave, sintomi che diventarono più gravi alla fine del 1948, quando il suo amico G. Bucky, lo convinse ad andare a farsi visitare presso l’ospedale ebraico di Brooklyn. Bucky e Nissen, eseguirono una laparotomia esplorativa il 31 dicembre 1948, e scoprirono “un aneurisma dell’aorta addominale grande come un pompelmo“.


L’intervento di Nissen

I disegni illustrano l’aneurisma aortico coperto nei suoi 2/3 con cellophane suturato ai lati nel retroperitoneo di Einstein. Il secondo disegno è un’immagine dal lato destro.

A quel tempo la chirurgia dell’aorta addominale non era ancora nata, e quindi Nissen, di fronte a questa scoperta inaspettata, procedette a coprire la parte anteriore dell’aneurisma con un pezzo di cellophane giallo che fu suturato al retroperitoneo su entrambi i lati dell’aneurisma, con la speranza che il cellofan causasse un grande processo infiammatorio e una fibrosi sulla massa pulsante, impedendone così la crescita e la rottura. Einstein si riprese lentamente dall’inusuale operazione, lasciò l’ospedale tre settimane dopo per una lunga vacanza in Florida e successivamente continuò una vita normale.
Sei anni e quattro mesi dopo l’intervento di Nissen, Einstein ripresentò i suoi sintomi intermittenti di dolore addominale, questa volta in forma più grave e con irradiazione nella regione inguinale sinistra.


LA MORTE DI EINSTEIN

Il 12aprile 1955, ebbe un episodio sincopale insieme a nausea e vomito. Dopo averlo esaminato a casa, il dottore lo trovò “pallido, con un polso lento, cute cianotica, con molto dolore addominale e una grande massa pulsante che era cresciuta considerevolmente dall’ultimo esame tre mesi prima“. Dato che aveva anche dolore in ipocondrio destro, si pensava che potesse avere una colecistite acuta.
Il suo amico Bucky chiamò il direttore del dipartimento di chirurgia della la New York University, F. Glenn, che si recò a casa di Einstein in 112 Mercer Street a Princeton e che in seguito scriverà:

“una mattina di primavera sono stato chiamato per un consulto a casa dello scienziato più famoso del mondo, di 76 anni di età. L’esame fisico rivelò che aveva un aneurisma espansivo dell’aorta addominale, che costituiva un’indicazione urgente per un intervento chirurgico. Ho trascorso l’intera giornata con lui a casa sua. A quel tempo, avevo eseguito solo alcune resezioni di aneurisma, sostituendole con aorta di cadavere. Gli ho spiegato che se l’aneurisma si fosse rotto, sarebbe morto».

 


LIBERO FINO ALLA FINE

La prima resezione dell’aneurisma aortico sostituita da un omotrapianto aortico da cadavere era stata eseguita con successo da C. Dubois a Parigi nel marzo del 1951, iniziando così la chirurgia dell’aorta addominale, ma nel 1955 pochissimi centri avevano abbastanza esperienza per offrire buoni risultati.
Il 15 aprile, Einstein fu ricoverato all’Ospedale di Princeton con dolore addominale, sotto shock, mentre la massa pulsante era palpabile dal margine della costa sinistra alla cresta iliaca. Nonostante la raccomandazione di F. Glenn, Einstein si rifiutò di sottoporsi all’operazione, sostenendo di aver vissuto molti anni, sempre impegnato e godendosi la vita, quindi non voleva subire le difficoltà di un’operazione, e infine disse:

“Vorrei partire quando voglio. È di cattivo gusto prolungare la vita artificialmente; ho fatto la mia parte. E’ ora di andare e me ne andrò in modo elegante»

Albert Einstein morì nel sonno alla ‘ora 1:47 del 18 aprile 1955 presso l’ospedale di Princeton.
Alle otto di quella mattina, il dott. T.S. Harvey eseguì l’autopsia e scoprì che la causa della morte era stata la rottura di un grande aneurisma dell’aorta addominale, mentre la cistifellea era normale. Il giovane patologo, interessato a studiare l’interno del cervello di questo famoso paziente, lasciò i visceri all’interno del corpo e lo richiuse, ma tenne il cervello per gli studi.
Il corpo fu cremato quella mattina e sue ceneri disperse nel mare vicino da suo figlio Hans Albert Einstein.


TRATTO da:
  • Albert Einstein y su aneurisma de la aorta” di Jorge Cervantes Castro (Gaceta Médica de México. 2011)

 

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