Alcuni spunti clinici di Areteo di Cappadocia

alcuni spunti clinici di areteo di cappadocia

“… E c’è una differenza di fuoriuscita, se questo [il sangue] sgorga da un’arteria piuttosto che da una vena.
Se è scuro, denso e facilmente coagulabile allora proviene da una vena; in questo caso c’è meno pericolo e la fuoriuscita è più facile da arrestare.
Se, invece, proviene da un’arteria, è rarefatto, ha un colore giallo brillante e non coagula subito, il pericolo è maggiore ed è più difficile arrestarne la fuoriuscita; in questo caso le pulsazioni dell’arteria provocano l’emorragia e i lembi della ferita non si chiudono per i continui movimenti del vaso …”

[Areteo di Cappadocia, II secolo dc circa]


areteo di cappadocia

Areteo di Cappadocia (http://www.summagallicana.it/lessico/a/Areteo%20di%20Cappadocia.htm)

Areteo di Cappadocia, probabilmente vissuto in epoca successiva a Galeno, esercitò a Roma nel II secolo d.C.  A lui si deve la prima descrizione della celiachia e l’invenzione del termine diabete.

Scrisse un trattato generale sulle malattie diviso in otto libri, due intitolati “De causis et signis acutorum morborum, due “De causis et signis diuturnorum morborum, due “De curatione acutorum morborum e due “De curatione diuturnorum morborum. Tale trattato, Delle cause, dei segni e della cura delle malattie acute e croniche, tradotta dal medico, botanico e letterato padovano del XVI secolo Giunio Paolo Grassi, è una tra le più autorevoli opere dell’antichità, vantando particolare accuratezza dei dettagli e della disamina dei sintomi.

Areteo utilizzava terapie semplici, sagaci e molto più energiche dei metodici. Somministrava liberamente purganti, non lesinava narcotici né era particolarmente contrario al salasso. Di lui si può asserire che fu ben poco attaccato a una particolare opinione, e il suo insieme di osservazioni e trattamenti delle malattie costituì un’ottima base per la conoscenza medica del periodo successivo.


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