Tecniche pratiche ed universali per far ripartire il cuore: breve storia

TECNICHE PRATICHE ED UNIVERSALI PER FAR RIPARTIRE IL CUORE: BREVE STORIA

Oggi è il #RestartHeartDay. Con tecniche immediate, una minima strumentazione ed una pratica di base si possono far ripartire cuori che stanno andando incontro ad una morte certa.


LA RESPIRAZIONE BOCCA A BOCCA

Moritz Schiff dipinto in quadro del 1876.

Queste tecniche hanno i loro fondamenti non solo nel più antico passato, ma soprattutto in quell’epoca di grandi innovazioni che è stato l’ottocento.
I due principali stimoli, che attirarono l’interesse verso la rianimazione nella seconda parte del XIX secolo erano legati, insieme agli annegamenti, all’incremento dell’uso del cloroformio in anestesia ed all’elettrificazione delle città, aspetto che avrebbe potuto costituire un rischio di folgorazione accidentale.
Il fisiologo ed anatomista tedesco di origini ebraiche Moritz Schiff (1823-1896) fu una guida nel dimostrare che si sarebbe potuto stoppare l’asfissia con la respirazione artificiale, mentre l’arresto cardiaco indotto dal cloroformio poteva essere corretto con il massaggio cardiaco diretto. Le sue opinioni sui meccanismi fisiologici responsabili della rianimazione furono ripresi a metà del novecento.


IL MASSAGGIO CARDIACO E LA DEFIBRILLAZIONE

I dottori James Jude (1928-2015, a sinistra ) e Guy Knickerbocker (nato on 1932) dimostrano il massaggio cardiaco esterno su William Kouwenhoven.

L’ingegnere statunitense William Kouwenhoven (1886-1975) svolse un ruolo primario nell’evoluzione delle tecniche rianimatorie in caso di morte improvvisa. Egli diede l’apporto di tre contributi fondamentali, che furono:

1) la conferma dell’arresto della fibrillazione ventricolare con lo shock elettrico,

2) lo sviluppo di strumenti per la defibrillazione, e

3) l’introduzione di tecniche per il massaggio cardiaco esterno.

Per queste ragioni egli è riconosciuto come il ‘Padre della Rianimazione Cardiopolmonare‘.
I primi esperimenti di Kouwenhoven furono eseguiti sui cani e, nel 1957, egli riuscì completare lo sviluppo di un defibrillatore, tipo AC, che poteva essere usato negli umani.


William Kouwenhoven

William Bennett Kouwenhoven con il suo defibrillatore.

Nel frattempo, con un anno d’anticipo rispetto a Kouwenhoven, a Boston, il cardiologo Paul Zoll aveva sviluppato un proprio defibrillatore AC per uso esterno. Zoll svolse un ruolo primario nel progresso della conoscenza riguardante il controllo del ritmo cardiaco. Il progresso nel campo della rianimazione fu rimarchevole proprio per la maneggevolezza e la semplicità d’uso.
La tecnica che Kouwenhoven introdusse nel 1960 venne chiamata ‘massaggio cardiaco a torace chiuso‘. Il termine massaggio è una definizione non del tutto appropriata. In realtà nessuno maneggia il cuore come nel “protocollo di Beck a torace aperto“. Quando Kouwenhoven introdusse questa tecnica il suo intento era quello di mantenere il paziente in vita prima di poter utilizzare un defibrillatore esterno. Kouwenhoven passò molte ore insieme ai suoi colleghi della Johns Hopkins, dottori James Jude (1928-2015) e Guy Knickerbocker (nato on 1932) praticando e studiando la manovra sui cadaveri prima che intervenisse il rigor mortis.


il massaggio cardiaco esterno

Con il crescere della loro esperienza furono adottati alcuni accorgimenti. Essi appresero come comprimere il cuore tra la parte inferiore dello sterno e le vertebre senza danneggiare il torace o le strutture addominali. Comunque, l’idea di Kouwenhoven non era originale. Molti altri avevano tentato di introdurre tale tecnica senza riscuotere alcun successo. Al contrario, allorché la Kouwenhoven la reintrodusse i tempi erano maturi perché venisse accolta favorevolmente.


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