Il primo autotrapianto della superficie oculare al mondo

Il primo autotrapianto della superficie oculare al mondo

Si tratta di un intervento chirurgico rivoluzionario di autotrapianto della superficie oculare (cornea, congiuntiva comprese le cellule staminali del limbus e parte della sclera) prelevata dall’occhio sinistro e autotrapiantata nell’occhio destro.

In pratica l’occhio destro è tornato a ricuperare la vista mentre l’occhio sinistro è stato ricostruito con tessuto da donatore a scopo estetico.

Questo eccezionale intervento, primo al mondo, è stato eseguito da Michele Reibaldi (Direttore della Clinica Oculistica Universitaria dell’Ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, esperto in chirurgia della retina) e da Vincenzo Sarnicola (uno dei maggiori esperti di chirurgia corneale e Presidente della Società Italiana della Cornea e della Staminalità della Superficie Oculare e consigliere del Direttivo della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche) nel mese di marzo 2023 su un uomo di 83 anni.


Michele Reibaldi e Vincenzo Sarnicola

Prof. Michele Reibaldi.

Il paziente aveva perso da circa 30 anni la vista dell’occhio sinistro a causa di una cecità retinica irricuperabile dal punto di vista funzionale ma con la cornea e la superficie oculare in buona salute e dell’occhio destro in modo progressivo a causa di una pseudo pemfigoide oculare (una malattia rara che distrugge non solo la cornea ma anche l’intera superficie oculare).

Il paziente, in precedenza si era sottoposto a due trapianti di cornea all’occhio destro ma entrambi falliti proprio a causa della mancata funzionalità dell’intera superficie oculare e non solo della cornea.

La cornea, di norma, quando è trapiantata, pur essendo una membrana non vascolarizzata può presentare un rigetto molto più basso (si manifesta all’inizio con sintomi lievi come offuscamento della vista, fastidio alla luce ed arrossamento dell’occhio) rispetto ad altri organi vascolarizzati.


Rischio di rigetto nel trapianto di cornea

Prof. Vincenzo Sarnicola.

Tuttavia, in presenza di una alterazione diffusa di tutta la superficie oculare, il rischio di rigetto può diventare elevato come nel caso del paziente. Un danno alle cellule staminali del limbus cioè quella zona compresa tra la cornea e la congiuntiva può causare il fallimento irreversibile del trapianto.

In conclusione, questa innovativa tecnica, che ha consentito la costruzione di un occhio sano da due compromessi con tessuti propri e potenzialmente al riparo da problemi di rigetto accorsi con i precedenti trapianti, può essere replicabile in altri casi, laddove siano presenti le stesse condizioni di questo primo paziente.


articolo del dott. Sergio Barocci


 

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