Il batiscafo Trieste e la storica immersione nella Fossa delle Marianne

Il batiscafo Trieste e la storica immersione nella Fossa delle Marianne

  • A cura di Antonello Sanna (tecnico iperbarico)

IL BATISCAFO TRIESTE

Il batiscafo Trieste, con il suo equipaggio di due persone, ha raggiunto una profondità massima record di circa 10.911 metri.

Il Trieste è stato un batiscafo costruito in Italia e progettato in Svizzera, concepito per raggiungere elevate profondità oceaniche, in servizio presso la marina militare degli Stati Uniti d’America dal 1958 al 1971.

Essa fu un’imbarcazione di nuova concezione, progettata dal fisico ed esploratore svizzero Auguste Piccard (Basilea, 28gennaio 1884 – Losanna, 24marzo 1962), il quale ha applicato i suoi studi e gli esperimenti con i palloni aerostatici che l’hanno reso celebre in tutto il modo.

Il batiscafo era formato da due elementi: lo scafo ed una sfera di acciaio con spessore maggiore di 12 centimetri. La parte superiore del batiscafo è stata realizzata nel cantiere navale di San Marco dei Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Trieste, mentre la sfera è stata costruita, in due pezzi, dalla Società delle Fucine di Terni.


scafo e sfera

Principali caratteristiche del Trieste.

Nel 1953, il cantiere navale di Castellammare di Stabia ha svolto l’importante lavoro di interesse scientifico e tecnologico dell’assemblaggio finale dell’imbarcazione, con il complesso lavoro di saldatura delle due semisfere e dell’adattamento allo scafo.

Le due parti del battello erano destinate a due compiti ben precisi. Lo scafo di forma cilindrica (di 18 metri di lunghezza e 3,5 di larghezza) conteneva 6 serbatoi di cui 4 riempiti di benzina, più leggera dell’acqua e perciò deputata alla spinta idrostatica al galleggiamento, mentre gli altri 2 serbatoi erano destinati a riempirsi d’acqua per permettere l’immersione.


i serbatoi

Don Walsh e Jacques Piccard, figlio di Auguste, all’interno del Trieste.

Questi ultimi due erano staccabili per permettere un rapido affioramento in caso di necessità. A zavorrarlo c’erano anche diverse tonnellate di sfere di acciaio, elettromagneticamente attaccate allo scafo e sganciabili all’occorrenza.

Alla sommità dello scafo era sistemata una torretta per l’accesso alla sfera sottostante. La sfera (denominata “gondola”), adeguatamente accessoriata era concepita per contenere un equipaggio di 2 uomini. La sopravvivenza dell’equipaggio veniva permessa grazie ad un sistema di areazione a circuito chiuso (simile a quello montato successivamente sulle navicelle spaziali) con l’aria che entrava nella “sfera” per mezzo di cilindri a pressione e veniva poi decontaminata dall’anidride carbonica con dei filtri a calce sodata.

Il “sommergibile” era mosso da due propulsori elettrici da 2 Hp ciascuno alimentati con batterie da 60 Kwh. Una specie di oblò in plexiglass permetteva di guardare all’esterno.


L’ACQUISTO DELLA MARINA STATUNITENSE

Sfera di pressione, con tramoggia di zavorra anteriore, sinistra, del Trieste.

Il Trieste al museo della Marina di Washington DC

Dopo diversi anni di immersioni nel Mediterraneo sotto la guida della marina francese, nel 1958 il Trieste è stato venduto per 250 mila dollari agli Stati Uniti e trasportato ai laboratori navali di San Diego, California.

Il 5 Ottobre 1959 il batiscafo è partito da San Diego alla volta dell’isola di Guam per dare inizio al progetto Nekton (una serie di ricerche esplorative nelle profondità del Pacifico).

Il 23Gennaio 1960, il Trieste ha raggiunto il punto più profondo della fossa delle Marianne, la depressione oceanica denominata “Challenger Deep”, con a bordo due uomini: Jacques Piccard (figlio di Auguste Piccard) e Don Walsh, ufficiale della U.S. Navy. Questa è stata la prima volta che un batiscafo, con o senza equipaggio, ha raggiunto il punto più profondo del pianeta ad una profondità di 11.521 mt, anche se successivamente questo dato è stato portato a 10.916 mt.


NELLA PROFONDITà DELLE MARIANNE

Il Trieste poco prima dell’immersione nelle Marianne, il 23 gennaio 1960, scortato dalla USS Lewis.

La pressione esercitata sul batiscafo è stata di oltre 1 tonnellata per centimetro quadrato. La discesa nella profondità dell’abisso è durata 4 ore e 48 minuti, il tempo di fondo è stato di 20 minuti. Le operazioni di risalita sono durate 3 ore e 17 minuti. A metà percorso il Trieste ha perso le comunicazioni con la superficie in una zona di forti correnti, per poi recuperarle nell’ultima fase della riemersione.
Il batiscafo Trieste è stato utilizzato negli anni successivi nell’oceano Atlantico, dove è stato impiegato dalla US.Navy per cercare il relitto del sommergibile nucleare USS Thresher, affondato nel 1963. Dal 1980 è esposto al museo della Marina di Washington DC.


Note bibliografiche:

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *